Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/300

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era la detta Compagnia dall’altar maggiore sopra detto stata traportata (come si dirà nella vita di Iacopo di Casentino) sotto le volte del medesimo spedale in sul canto della via della Pergola, e di lì poi era stata ultimamente levata e tolta loro da don Isidoro Montaguti spedalingo di quel luogo, ella si era quasi del tutto dismessa e più non si ragunava. Avendo, dico, il frate, maestro Zacheria e Giorgio discorso sopra lo stato di detta Compagnia lungamente, poi che il frate ebbe parlato di ciò col Bronzino, Francesco San Gallo, Amannato, Vincenzio de’ Rossi, Michel di Ridolfo et altri molti scultori e pittori de’ primi, e manifestato loro l’animo suo, venuta la mattina della Santissima Trinità, furono tutti i più nobili et eccellenti artefici dell’arte del disegno in numero di quarantotto ragunati nel detto capitolo, dove si era ordinato una bellissima festa e dove già era finita la detta sepoltura e l’altare tirato tanto innanzi, che non mancavano se non alcune figure che v’andavano di marmo. Quivi, detta una solennissima messa, fu fatta da un di que’ padri una bell’orazione in lode di fra’ Giovann’Agnolo e della magnifica liberalità che egli faceva alla Compagnia detta, donando loro quel capitolo, quella sepoltura e quella cappella. Della quale, acciò pigliassero il possesso, conchiuse essersi già ordinato che il corpo del Puntormo, il quale era stato posto in un deposito nel primo chiostretto della Nunziata, fusse primo di tutti messo in detta sepoltura. Finita dunque la messa e l’orazione, andati tutti in chiesa dove in una bara erano l’ossa del detto Puntormo, postolo sopra le spalle de’ più giovani, con una falcola per uno et alcune torce, girando intorno la piazza il portarono nel detto capitolo, il quale dove prima era parato di panni d’oro, trovarono tutto nero, e pieno di morti dipinti et altre cose simili. E così fu il detto Puntormo collocato nella nuova sepoltura. Licenziandosi poi la Compagnia, fu ordinata la prima tornata per la prossima domenica, per dar principio, oltre al corpo della Compagnia, a una scelta de’ migliori e creato un’accademia, con l’aiuto della quale chi non sapeva imparasse, e chi sapeva, mosso da onorata e lodevole concorrenza, andasse maggiormente acquistando. Giorgio intanto, avendo di queste cose parlato col Duca e pregatolo a volere così favorire lo studio di queste nobili arti, come avea fatto quello delle lettere, avendo riaperto lo studio di Pisa, creato un collegio di scolari e dato principio all’Accademia fiorentina, lo trovò tanto disposto ad aiutare e favorire questa impresa quanto più non arebbe saputo disiderare. Dopo queste cose avendo i frati de’ Servi meglio pensato al fatto, si risolverono, e lo fecero intendere alla Compagnia, di non volere che il detto capitolo servisse loro se non per farvi feste, uffici e seppellire, e che in niun altro modo volevano avere, mediante le loro tornate e ragunarsi, quella servitù nel loro convento. Di che avendo parlato Giorgio col Duca e chiestogli un luogo, sua eccellenza disse avere pensato di accomodarne loro uno, dove non solamente potrebbono edificare una Compagnia, ma avere largo campo di mostrare, lavorando, la virtù loro. E poco dopo scrisse e fece intendere per Messer Lelio Torelli al priore e monaci degl’Angeli che accomodassono la detta Compagnia del tempio stato cominciato nel loro monasterio da Filippo Scolari detto lo Spano. Ubbidirono i frati e la Compagnia fu accomodata d’alcune stanze, nelle quali si ragunò più volte, con buona grazia di que’ padri che anco