Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/456

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in quella di Santo Spirito fece in una piccola tavoletta un San Marco a sedere in mezzo a certi Santi, ne’ cui volti sono alcuni ritratti di naturale, fatti a olio con grandissima diligenza; la qual tavola molti hanno creduto che sia di mano di Giorgione. Essendo poi rimasa imperfetta per la morte di Giovan Bellino nella sala del Gran Consiglio una storia, dove Federigo Barbarossa alla porta della chiesa di San Marco sta ginocchioni innanzi a papa Alessandro Quarto, che gli mette il piè sopra la gola, la fornì Tiziano, mutando molte cose e facendovi molti ritratti di naturale di suoi amici et altri, onde meritò da quel senato avere nel Fondaco de’ Tedeschi un uffizio, che si chiama la Senseria, che rende trecendo scudi l’anno; il quale ufficio hanno per consuetudine que’ signori di dare al più eccellente pittore della loro città; con questo che sia di tempo in tempo ubligato a ritrarre, quando è creato, il principe loro o uno doge, per prezzo solo di otto scudi, che gli paga esso principe; il quale ritratto poi si pone in luogo publico per memoria di lui nel palazzo di San Marco. Avendo l’anno 1514 il duca Alfonso di Ferrara fatto acconciare un camerino, et in certi spartimenti fatto fare dal Dosso pittore ferrarese istorie di Enea, di Marte e Venere, et in una grotta Vulcano con due fabbri alla fucina, volle che vi fussero anco delle pitture di mano di Gianbellino, il quale fece in un’altra faccia un tino di vin vermiglio con alcune baccanti intorno, sonatori, satiri et altri maschi e femine inebriati, et appresso un Sileno tutto ignudo e molto bello, a cavallo sopra il suo asino, con gente attorno, che hanno piene le mani di frutte e d’uve, la quale opera invero fu con molta diligenza lavorata e colorita, in tanto che è delle più belle opere che mai facesse Gianbellino, se bene nella maniera de’ panni è un certo che di tagliente, secondo la maniera tedesca, ma non è gran fatto, perché imitò una tavola d’Alberto Duro fiammingo, che di que’ giorni era stata condotta a Vinezia e posta nella chiesa di San Bartolomeo, che è cosa rara e piena di molte belle figure fatte a olio. Scrisse Gianbellino nel detto tino queste parole: "Ioannes Bellinus Venetus pinxit 1514". La quale opera non avendo potuta finire del tutto, per essere vecchio, fu mandato per Tiziano, come più eccellente di tutti gl’altri, acciò che la finisse; onde egli essendo disideroso d’acquistare e farsi conoscere, fece con molta diligenza due storie, che mancavano al detto camerino. Nella prima è un fiume di vino vermiglio, a cui sono intorno cantori e sonatori quasi ebri, e così femine come maschi, et una donna nuda che dorme, tanto bella, che pare viva, insieme con altre figure, et in questo quadro scrisse Tiziano il suo nome. Nell’altro che è contiguo a questo e primo rincontro all’entrata, fece molti amorini e putti belli et in diverse attitudini, che molto piacquero a quel signore, sì come fece anco l’altro quadro; ma fra gl’altri è bellissimo uno di detti putti, che piscia in un fiume e si vede nell’acqua, mentre gl’altri sono intorno a una base che ha forma d’altare, sopra cui è la statua di Venere, con una chiocciola marina nella man ritta e la Grazia e Bellezza intorno, che sono molto belle figure e condotte con incredibile diligenza. Similmente nella porta d’un armario dipinse Tiziano dal mezzo in su una testa di Cristo maravigliosa e stupenda, a cui un villano ebreo mostra la moneta di Cesare. La quale testa et