Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/458

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Tiziano il suo ritratto, che fu cosa rarissima, in un quadro dove è la Nostra Donna, San Marco e Santo Andrea col volto del detto doge, il qual quadro, che è cosa maravigliosissima, è nella sala del collegio. E perché aveva, come s’è detto, obligo di ciò fare, ha ritratto oltre i sopra detti gl’altri dogi, che sono stati secondo i tempi: Pietro Lando, Francesco Donato, Marcantonio Trevisano et il Veniero, ma dai due dogi e fratelli Pauli è stato finalmente assoluto, come vecchissimo, da cotale obligo. Essendo innanzi al Sacco di Roma andato a stare a Vinezia Pietro Aretino, poeta celeberrimo de’ tempi nostri, divenne amicissimo di Tiziano e del Sansovino, il che fu di molto onore et utile a esso Tiziano, perciò che lo fece conoscere tanto lontano quanto si distese la sua penna e massimamente a prìncipi d’importanza, come si dirà a suo luogo. Intanto, per tornare all’opere di Tiziano, egli fece la tavola all’altare di San Piero martire, nella chiesa di San Giovanni e Polo, facendovi maggior del vivo il detto Santo martire dentro a una boscaglia d’alberi grandissimi, cascato in terra et assalito dalla fierezza d’un soldato, che l’ha in modo ferito nella testa, che essendo semivivo se gli vede nel viso l’orrore della morte: mentre in un altro frate, che va innanzi fuggendo, si scorge lo spavento e timore della morte; in aria sono due Angeli nudi, che vengono da un lampo di cielo, il quale dà lume al paese, che è bellissimo, et a tutta l’opera insieme; la quale è la più compiuta, la più celebrata e la maggiore e meglio intesa e condotta, che altra la quale in tutta la sua vita Tiziano abbia fatto ancor mai. Quest’opera vedendo il Gritti, che a Tiziano fu sempre amicissimo, come anco al Sansovino, gli fece allogare nella sala del Gran Consiglio una storia grande della rotta di Chiaradadda, nella quale fece una battaglia e furia di soldati, che combattono mentre una terribile pioggia cade dal cielo; la quale opera, tolta tutta dal vivo, è tenuta la migliore di quante storie sono in questa sala, e la più bella. Nel medesimo palazzo a’ piè d’una scala dipinse a fresco una Madonna. Avendo non molto dopo fatto, a un gentiluomo da Ca’ Contarini, in un quadro un bellissimo Cristo che siede a tavola con Cleofas e Luca, parve al gentiluomo che quella fusse opera degna di stare in publico, come è veramente, per che fattone, come amorevolissimo della patria e del publico, dono alla Signoria, fu tenuto molto tempo nelle stanze del doge, ma oggi è in luogo publico e da potere essere veduta da ognuno nella salotta d’oro, dinanzi alla sala del Consiglio de’ Dieci sopra la porta. Fece ancora quasi ne’ medesimi tempi, per la scuola di Santa Maria della Carità, la Nostra Donna che saglie i gradi del tempio, con teste d’ogni sorte ritratte dal naturale; parimente nella scuola di San Fantino, in una tavoletta un San Girolamo in penitenza, che era dagl’artefici molto lodata, ma fu consumata dal fuoco, due anni sono, con tutta quella chiesa. Dicesi che l’anno 1530, essendo Carlo Quinto imperatore in Bologna, fu dal cardinale Ipolito de’ Medici, Tiziano, per mezzo di Pietro Aretino, chiamato là, dove fece un bellissimo ritratto di sua maestà tutto armato che tanto piacque, che gli fece donare mille scudi, de’ quali bisognò che poi desse la metà ad Alfonso Lombardi scultore, che avea fatto un modello, per farlo di marmo, come si disse nella sua vita. Tornato Tiziano a Vinezia, trovò che molti gentiluomini,