Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/483

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fece un grandissimo gigante nel suo cortile di un pezzo di pietra e la sua sepoltura con molte statue. Dopo venuto l’Amannato a Roma l’anno 1550, gli furono allogate da Giorgio Vasari quattro statue di braccia quattro l’una di marmo per la sepoltura del cardinale de’ Monti vecchio, la quale papa Iulio Terzo aveva allogata a esso Giorgio nella chiesa di San Pietro a Montorio, come si dirà, le quali statue furono tenute molto belle, per che avendogli il Vasari posto amore, lo fece conoscere al detto Iulio Terzo, il quale avendo ordinato quello fusse da fare, lo fece mettere in opera, e così ambidue, cioè il Vasari e l’Amannato, per un pezzo lavorarono insieme alla vigna. Ma non molto dopo che il Vasari fu venuto a servire il duca Cosimo a Fiorenza, essendo morto il detto Papa, l’Amannato, che si trovava senza lavoro et in Roma da quel Pontefice essere male stato sodisfatto delle sue fatiche, scrisse al Vasari, pregandolo che come l’aveva aiutato in Roma, così volesse aiutarlo in Fiorenza appresso al Duca. Onde el Vasari adoperandosi in ciò caldamente, lo condusse al servizio di sua eccellenza per cui ha molte statue di marmo e di bronzo, che ancora non sono in opera, lavorate. Per lo giardino di Castello ha fatto due figure di bronzo maggiori del vivo, cioè Ercole che fa scoppiare Anteo, al quale Anteo, invece dello spirito, esce acqua in gran copia per bocca. Finalmente ha condotto l’Amannato il colosso di Nettunno di marmo che è in piazza, alto braccia dieci e mezzo. Ma perché l’opera della fonte a cui ha da stare in mezzo il detto Nettunno non è finita, non ne dirò altro. Il medesimo Amannato, come architetto, attende, con suo molto onore e lode, alla fabbrica de’ Pitti, nella quale opera ha grande occasione di mostrare la virtù e grandezza dell’animo suo, e la magnificenza e grande animo del duca Cosimo. Direi molti particolari di questo scultore, ma perché mi è amico, et altri secondo che intendo scrive le cose sue, non dirò altro per non mettere mano a quello che da altri fie meglio, che io forse non saprei raccontarlo. Restaci per ultimo de’ discepoli del Sansovino a far menzione del Danese Cataneo scultore da Carrara, il quale essendo anco piccol fanciullo stette con esso lui a Vinezia, e partitosi d’anni diciannove dal detto suo maestro, fece da per sé in San Marco un fanciullo di marmo, et un San Lorenzo nella chiesa de’ frati minori, a San Salvadore un altro fanciullo di marmo, et a San Giovanni e Polo la statua d’un Bacco ignudo, che preme un grappol d’uva d’una vite che s’aggira intorno a un tronco che ha dietro alle gambe, la quale statua è oggi in casa de’ Mozzanighi da San Barnaba. Ha lavorato molte figure per la libreria di San Marco e per la loggia del campanile insieme con altri, de’ quali si è di sopra favellato, et oltre le dette, quelle due che già si disse essere nelle stanze del Consiglio de’ Dieci. Ritrasse di marmo il cardinale Bembo et il Contarino capitan generale dell’armata viniziana, i quali ambidue sono in Santo Antonio di Padova, con belli e ricchi ornamenti a torno. E nella medesima città di Padova in San Giovanni di Verdara è di mano del medesimo il ritratto di Messer Girolamo Gigante iureconsulto dottissimo. A Vinezia ha fatto in Santo Antonio della Giudecca il ritratto naturalissimo del Giustiniano, luogotenente del gran mastro di Malta, e quello del Tiepolo stato tre volte generale: ma queste non sono anco state messe ai luoghi