Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/65

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tenuto il migliore disegnatore di Roma. E non ha molto, che don Silvano Razzi mi disse don Giulio Clovio avergli detto in Roma, dopo aver molto lodato questo giovane, quello stesso che a me ha molte volte affermato, cioè non se l’essere levato di casa per altro che per le sporcherie della notomia, perciò che teneva tanto nelle stanze e sotto il letto membra e pezzi d’uomini, che ammorbavano la casa. Oltre ciò, stracurando costui la vita sua e pensando che lo stare come filosofaccio sporco e senza regola di vivere e fuggendo la conversazione degl’uomini, fusse la via da farsi grande et immortale, si condusse male affatto; perciò che la natura non può tolerare le soverchie ingiurie che alcuni tallora le fanno. Infermatosi adunque Bartolomeo d’anni venticinque, se ne tornò in Arezzo per curarsi e vedere di riaversi, ma non gli riuscì perché, continuando i suoi soliti studii et i medesimi disordini, in quattro mesi, poco dopo Giovan Antonio, morendo gli fece compagnia. La perdita del quale giovane dolse infinitamente a tutta la sua città, perciò che vivendo era per fare, secondo il gran principio dell’opere sue, grandissimo onore alla patria et a tutta Toscana, e chi vede dei disegni che fece, essendo anco giovinetto, resta maravigliato e, per essere mancato sì presto, pieno di compassione.

VITA DI NICCOLÒ SOGGI PITTORE


Ra molti che furono discepoli di Pietro Perugino, niuno ve n’ebbe, dopo Raffaello da Urbino, che fusse né più studioso, né più diligente di Niccolò Soggi, del quale al presente scriviamo la vita. Costui, nato in Fiorenza di Iacopo Soggi, persona da bene, ma non molto ricca, ebbe col tempo servitù in Roma con Messer Antonio dal Monte, per che, avendo Iacopo un podere a Marciano in Valdichiana e standosi il più del tempo là, praticò assai, per la vicinità de’ luoghi, col detto Messer Anton di Monte. Iacopo dunque, vedendo questo suo figliuolo molto inclinato alla pittura, l’acconciò con Pietro Perugino, et in poco tempo, col continuo studio, acquistò tanto che non molto tempo passò che Pietro cominciò a servirsene nelle cose sue, con molto utile di Niccolò, il quale attese in modo a tirare di prospettiva et a ritrarre di naturale, che fu poi nell’una cosa e nell’altra molto eccellente. Attese anco assai Niccolò a fare modelli di terra e di cera, ponendo loro panni addosso e cartepecore bagnate; il che fu cagione che egli insecchì sì forte la maniera, che mentre visse tenne sempre quella medesima, né per fatica che facesse se la poté mai levare da dosso. La prima opera che costui facesse doppo la morte di Pietro suo maestro, si fu una tavola a olio in Fiorenza nello spedale delle Donne di Bonifazio Lupi in via Sangallo, cioè la banda di dietro dell’altare, dove l’Angelo saluta la Nostra Donna, con un casamento tirato in prospettiva, dove sopra i pilastri girano gl’archi e le crocere, secondo la maniera di Piero. Dopo l’anno 1512 avendo fatto molti quadri di Nostre Donne per le case dei cittadini, et