Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/78

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di quadro, con colonne, mensole, cornici et altri intagli molto ben fatti. Intanto col favore di lui che era depositario di sua eccellenza, fu dato da Bertoldo Casini, proveditor della fortezza che si murava allora, delle tre arme che secondo l’ordine del Duca s’avevano a far, per metterne una a ciascun baluardo, a farne una di quattro braccia al Tribolo con due figure nude, figurate per due vettorie, la qual arme, condotta con prestezza e diligenza grande e con una giunta di tre mascheroni che sostengono l’arme e le figure, piacque tanto al Duca, che pose al Tribolo amore grandissimo: per che, essendo poco appresso andato a Napoli il Duca per difendersi, innanzi a Carlo Quinto imperatore tornato allora da Tunisi, da molte calunnie dategli da alcuni suoi cittadini, et essendosi non pur difeso, ma avendo ottenuto da Sua Maestà per donna la signora Margherita d’Austria sua figliuola, scrisse a Firenze che si ordinassero quattro uomini, i quali per tutta la città facessero far ornamenti magnifici e grandissimi per ricever con magnificenza conveniente l’imperatore che veniva a Firenze. Onde avendo io a distribuir i lavori di commissione di sua eccellenza che ordinò che io intervenissi con i detti quattro uomini, che furono Giovanni Corsi, Luigi Guicciardini, Palla Rucellai et Alessandro Corsini, diedi a fare al Tribolo le maggiori e più difficili imprese di quella festa, e furono quattro statue grandi: la prima un Ercole in atto d’aver occiso l’Idra, alto sei braccia e tutto tondo et inargentato, in quale fu posto in quell’angolo della piazza di San Felice, che è nella fine di via Maggio, con questo motto di lettere d’argento nel basamento: "Ut Hercules labore et aerumnis monstra edomuit, ita Caesar virtute et clementia, hostibus victis seu placatis, pacem orbi terrarum et quietem restituit". L’altre furono due colossi d’otto braccia, l’uno figurato per lo fiume Bagrada che si posava su la soglia di quel serpente, che fu portato a Roma, e l’altro per l’Ibero con il corno d’Amaltea in una mano e con un timone nell’altra, coloriti come se fussero stati di bronzo, con queste parole ne’ basamenti, cioè sotto l’Ibero: "Hiberus ex Hispania", e sotto l’altro: "Bagradas ex Africa". La quarta fu una statua di braccia cinque, in sul canto de’ Medici, figurata per la Pace, la quale aveva in una mano un ramo d’oliva e nell’altra una face accesa, che metteva fuoco in un monte d’arme poste in sul basamento dov’ell’era collocata, con queste parole: "Fiat pax in virtute tua". Non dette il fine che aveva disegnato al cavallo di sette braccia lungo, che si fece in sulla piazza di S. Trinita, sopra la quale aveva a essere la statua dell’imperatore armato, perché, non avendo il Tasso intagliator di legname, suo amicissimo, usato prestezza nel fare il basamento e l’altre cose, che vi andavano di legni intagliati, come quello che si lasciava fuggire di mano il tempo ragionando e burlando, a fatica si fu a tempo a coprire di stagnuolo, sopra la terra ancor fresca, il cavallo solo, nel cui basamento si leggevano queste parole: "Imperatori Carolo Augusto, victoriosissimo, post devictos hostes, Italiae pace restituta et salutato Ferdinando frate, expulsis iterum Turcis, Africaque perdomita, Alexander Medici dux Florentiae dedicavit". Partita sua maestà di Firenze, si diede principio, aspettandosi la figliuola, al preparamento delle nozze, e perché potesse alloggiare ella e la veceregina di Napoli che era in sua compagnia, secondo l’ordine di sua eccellenza, in casa Messer Ottaviano de’ Medici