Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/79

Da Wikisource.

comodamente, fatta in quattro settimane con stupore d’ognuno una giunta alle sue case vecchie, il Tribolo, Andrea di Cosimo pittore et io, in dieci dì con l’aiuto di circa novanta scultori e pittori della città fra garzoni e maestri, demmo compimento, quanto alla casa et ornamenti di quella, all’apparecchio delle nozze dipignendo le logge, i cortili e gl’altri ricetti di quella, secondo che a tante nozze conveniva. Nel quale ornamento fece il Tribolo, oltre all’altre cose, intorno alla porta principale due vittorie di mezzo rilievo, sostenute da due termini grandi, le quali reggevano un’arme dell’imperator, pendente dal collo d’un’aquila tutta tonda molto bella. Fece ancora il medesimo certi putti, pur tutti tondi e grandi, che sopra i frontespizii d’alcune porte mettevano in mezzo certe teste, che furono molto lodati. Intanto ebbe lettere il Tribolo da Bologna mentre si facevano le nozze, per le quali Messer Pietro del Magno, suo grande amico, lo pregava fusse contento andare a Bologna a far alla Madonna di Galina, dove era già fatto un ornamento bellissimo di marmo, una storia di braccia tre e mezzo pur di marmo, perché il Tribolo non si trovando aver allora altro che far, andò, e fatto il modello d’una Madonna che saglie in cielo, e sotto i dodici Apostoli in varie attitudini, che piacque essendo bellissima, mise mano a lavorare, ma con poca sua sodisfazione perché, essendo il marmo che lavorava di quelli di Milano, saligno, smeriglioso e cattivo, gli pareva gettar via il tempo, senza una dilettazione al mondo di quelle che si hanno nel lavorare, i quali si lavorano con piacere et in ultimo condotti mostrano una pelle che par propriamente di carne. Pur tanto fece, ch’ell’era già quasi che finita quando io, avendo disposto il duca Alessandro a far tornar Michelagnolo da Roma e gl’altri per finire l’opera della sagrestia cominciata da Clemente, dissegnava dargli che fare a Firenze e mi sarebbe riuscito, ma in quel mentre sopravenendo la morte d’Alessandro che fu amazzato da Lorenzo di Pier Francesco de’ Medici, rimase impedito non pure questo disegno, ma disperata del tutto la felicità e la grandezza dell’arte. Intesa adunque il Tribolo la morte del Duca, se ne dolse meco per sue lettere, pregandomi, poi che m’ebbe confortato a portar in pace la morte di tanto principe, mio amorevole signore, che se io andava a Roma, com’egli aveva inteso che io voleva far in tutto deliberato di lasciare le corti e seguitar i miei studii, che io gli recassi di qualche partito, perciò che avendo miei amici, farebbe quanto io gl’ordinassi. Ma venne caso che non gli bisognò altramente cercar partito in Roma, perché, essendo creato duca di Fiorenza il signor Cosimo de’ Medici, uscito che [fu] egli de’ travagli che ebbe il primo anno del suo principato, per aver rotti i nimici a Monte Murlo, cominciò a pigliarsi qualche passo, e particolarmente a frequentare assai la villa di Castello, vicina a Firenze poco più di due miglia, dove cominciando a murare qualche cosa, per potervi star commodamente con la corte, a poco a poco, essendo a ciò riscaldato da maestro Piero da San Casciano, tenuto in que’ tempi assai buon maestro e molto servitore della signora Maria madre del Duca, e stato sempre muratore di casa et antico servitore del signor Giovanni, si risolvette di condurre in quel luogo certe acque, che molto prima aveva avuto disiderio di condurvi, onde dato principio a far un condotto che ricevesse tutte l’acque del poggio della Castellina,