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cordatissima. Et in questo modo si debbe nel lavorare metter gli scuri dove meno offendino, et faccino divisione; per cavare fuori le figure; come si vede nelle pitture di Rafaello da Urbino, et di altri pittori eccellenti, che hanno tenuto questa maniera. Ma non si debbe tenere questo ordine nelle Istorie, dove si contrafacessino lumi di sole, et di luna, ò vero fuochi, ò cose notturne; perche queste si fanno con gli sbattimenti crudi, et taglienti come fa il vivo. Et nella sommità dove si fatto lume percuote, sempre vi sarà dolceza et unione. Et in quelle pitture, che haranno questi parti si conoscerà, che la intelligenza del Pittore harà con la unione del colorito, campata la bontà del disegno, dato vaghezza alla Pittura, et rilievo, et forza terribile alle figure.


Del dipingere in muro, come si fa; et perche si chiama lavorare in fresco.     Cap. XIX.


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I tutti gl’altri modi, che i pittori faccino, il dipignere in muro e’ piu maestrevole, et bello; perche consiste nel fare in un giorno solo quello, che nelli altri modi si puo in molti ritoccare sopra il lavorato. Era da gli antichi molto usato il fresco, et i vechi moderni ancora l’hanno poi seguitato. Questo si lavora su la calce, che sia fresca, ne si lascia mai sino a, che sia finito quanto per quel’ giorno si vuole lavorare. Perche allungando punto il dipingerla, fa la calce una certa crosterella, pe’l daldo, pe’l freddo, pe’l vento, et pe’ ghiacci, che muffa, et macchia tutto il lavoro. Et per questo vuole essere continovamente bagnato il muro, che si dipigne, et i colori; che vi si adoperano, tutti di terre, et non di miniere; et il bianco di trevertino cotto. Vuole ancora una mano destra resoluta; et veloce, ma sopra tutto un giudizio saldo, et intero, perche i colori mentre, che il muro è molle, mostrano una cosa in un modo, che poi secco non è piu quella. Et però bisogna, che in questi lavori a fresco, giuochi molto più nel Pittore il giudizio, che il disegno: et che egli habbia per guida sua una pratica più che grandissima, essendo sommamente difficile il condurlo a perfezione. Molti de’ nostri artefici vagliono assai negl’altri lavori, cioè a olio, ò a tempera, et in questo poi non riescono, per essere egli veramente il piu virile, piu sicuro, piu resoluto, et durabile di tutti gl’altri modi, et quello, che nello stare fatto di continuo aquista di bellezza, et di unione piu degl’altri infinitamente. Questo all’aria si purga, e dall’acqua si difende, et regge di continuo a ogni percossa. Ma bisogna guardarsi di non havere a rittocarlo co’ colori che habbino colla di Carnicci, ò rosso d’uovo, ò gomma, o Draganti, come fanno molti pittori, Perche oltra, che il muro non fa il suo corso di mostrare la chiarezza, vengono i colori apannati da quello ritoccar di sopra, et con poco spazio di tempo diventano neri. Però quegli che cercano lavorar’in muro, lavorino virilmente a fresco, et non ritochino a secco, perche oltra l’esser cosa vilissima, rende piu corta vita alle pitture, come in altro luogo s’è detto.


Del dipignere a tempera ò vero a uovo su le tavole; ò tele, et come si puo usare sul muro che sia secco.     Cap. XX.



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