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PITTURA 51
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A Cimabue in dietro, et da lui in qua s’è, sempre veduto opre lavorate da’ Greci a tempera in tavola, et in qualche muro. Et usavano nello ingessare, delle tavole questi maestri vecchi dubitando, che quelle non si aprissero in su le commettiture, mettere per tutto con la colla di carnicci, tela lina, et poi sopra quella ingessavano, per lavorarvi sopra, et temperavano i colori da condurle col rosso dello uovo, ò tempera. laqual’è questa. Toglievano uno uovo, et quello dibattevano, et dentro vi tritavano un ramo tenero di fico, accio che quel latte con quel uovo, facesse la tempera de’ colori; i quali, con essa temperando, lavoravono l’opere loro. Et toglievano, per quelle tavole i colori ch’erano di miniere, i quali son fatti parte da gli alchimisti, et parte trovati nelle cave. Et a questa specie di lavoro ogni colore è buono, salvo ch’il bianco; che si lavora in muro fatto di calcina, perch’è troppo forte.

Cosi venivano loro condotte con questa maniera le opere, et le pitture loro. Et questo chiamavono colorire a tempera. Solo gli azzuri temperavono con colla di carnicci; perche la giallezza dell’uovo gli faceva diventar verdi, ove, la colla gli mantiene nell’essere loro, el simile fa la gomma. Tiensi la medesima maniera su le tavole, o ingessate, ò senza, et cosi su muri, che siano sechi, si da una, ò due mani di colla calda, et di poi con colori temperati con quella, si conduce tutta l’opera, et chi volesse temperare ancora i colori a colla, agevolmente gli verra fatto, osservando il medesimo, che nella Tempera si è raccontato. Ne saranno peggiori per questo. Poi che anco de’ vecchi Maestri nostri, si sono vedute le cose a tempera, conservate centinaia d’anni, con bellezza, et freschezza grande. Et certamente e si vede ancora delle cose di Giotto, che ce n’è pure alcuna in tavola, durata gia dugento anni, et mantenutasi molto bene. E’ poi venuto il lavorar’a olio, che ha fatto per molti mettere in bando il modo della tempera, si come hoggi veggiamo, che nelle tavole, et nelle altre cose d’importanza si è lavorato; et si lavora ancora del continovo.


Del dipingere a olio, in tavola, et su le tele.     Cap. XXI.


F
U una bellissima invenzione, et una gran commodità all’arte della pittura, il trovare il colorito a olio; Di che fu primo inventore, in Fiandra Giovanni da Bruggia: il quale mandò la tavola a Napoli al Re Alfonso, et al Duca d’Urbino Federigo II. la stufa sua; et fece un san Gironimo, che Lorenzo de’ Medici haveva, et mo lte altre cose lodate. Lo seguitò poi Rugieri da Bruggia suo discipolo, et Ausse creato di Rugieri, che fece a Portinari in Santa Maria Nuova di Firenza un quadro picciolo, il qual’è hoggi apresso al Duca Cosimo, et è di sua mano la tavola di Careggi villa fuora di Firenze della Illustrissima casa de Medici furono similmente de primi Lodovico da Luano, et Pietro Christa, et maestro Martino, et Giusto da Guanto, che fece la tavola della comunione del Duca d’Urbino, et altre pitture, et Ugo d’Anversa, che fe la tavola di Santa Maria Nuova di Fiorenza. Questa arte condusse poi in Italia Antonello da Messina, che molti anni consumò in Fiandra, et nel tornarsi di quà da Monti fermatosi ad habitare in Venezia, la insegnò ad alcuni amici, Uno de’ quali fu Domenico Veniziano, che la condusse poi in Firenze, quando dipinse a olio la capella de’ Portinari in Santa Maria Nuova,do-

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