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ve la imparò Andrea dal Castagno, che la insegnò agli altri maestri, con i quali si andò ampliando l’arte, et acquistando, sino a Pietro Perugino, a Lionardo da Vinci, et a Rafaello da Urbino: talmente, che ella s’è ridotta a quella bellezza, che gli artefici nostri, mercè loro, l’hanno acquistata. Questa maniera di colorire accende piu i colori; ne altro bisogna, che diligenza, et amore, perche l’olio in se si reca il colorito piu morbido, piu dolce, et dilicato, et di unione, et sfumata maniera piu facile, che li altri, et mentre, che frescho si lavora, i colori si mescolano, et si uniscono l’uno con l’altro piu facilmente. Et in somma li artefici danno in questo modo bellissima grazia, et vivacità, et gagliardezza alle figure loro, tal mente, che spesso ci fanno parere di rilievo le loro figure; et che ell’eschino della tavola. Et massimamente quando elle sono continovati di buono disegno, con invenzione, et bella maniera. Ma per mettere in opera questo lavoro si fa cosi. Quando vogliono cominciare cioè ingessato, che hanno le tavole, ò quadri gli radono, et datovi di dolcissima colla quattro, ò cinque mani, con una spugna; vanno poi macinando i colori con olio di noce, o di seme di lino (benche il noce è meglio perche ingialla meno) et cosi macinati con questi olij, che è la tempera loro, non bisogna altro quanto a essi, che distenderli col pennello. Ma conviene far prima una mestica di colori seccativi, come biacca, Giallolino, Terre da campane mescolati tutti in un corpo, et d’un color solo, et quando la colla è secca impiastrarla su per la tavola. E poi batterla con la palma della mano tanto ch’ella venga egualmente unita, e distesa per tutto, il che molti chiamano l’imprimatura. Dopo, distesa detta mestica ò colore per tutta la tavola, si metta sopra essa il cartone, che haverai fatto con le figure, e invenzioni a tuo modo. E sotto questo cartone se ne metta un altro tinto da un lato di nero, cio è da quella parte, che va sopra la mestica. A puntati poi con chiodi piccoli l’uno, e l’altro, piglia una punta di ferro, ò vero d’avorio, ò legno duro, et va sopra i proffili del cartone segnando sicuramente, perche cosi facendo non si guasta il cartone, E nella tavola, ò quadro vengono benissimo proffilate tutte le figure, et quello, che è nel cartone sopra la tavola. E chi non volesse far cartone, disegni con gesso dà sarti bianco, sopra la mestica, ò vero con carbone di salcio: perche l’uno, e l’altro facilmente si cancella. E cosi si vede, che Seccata questa mestica lo artefice, ò calcando il cartone, ò con gesso bianco da sarti disegnando l’abozza, ilche alcuni chiamano imporre. Et finita di coprire tutta ritorna con somma politezza lo artefice da capo a finirla, et qui usa l’arte, e la diligenza, per condurla a perfezione, et cosi fanno i Maestri in Tavola a olio le loro Pitture.


Del pingere a olio nel muro, che sia secco.     Cap. XXII.


Q
Uando gl’artefici vogliono lavorare a olio in sul muro secco, due maniere possono tenere. una con fare, che il muro, se vi è dato su il bianco ò a fresco, ò in altro modo, si raschi; ò se egli è restato liscio senza bianco, ma intonacato, vi si dia su due, ò tre mane di olio bollito, et cotto: continoando di ridarvelo su, sino a tanto, che non voglia piu bere; et poi secco si gli da di mestica, o imprimatura, come si disse nel capitolo avanti a questo. Cio fatto, et secco, possono gli artefici calcare, ò disegnare, et tale opera come la

tavola