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SCULTURA 53

tavola, condurre al fine, tenendo mescolato continuo ne i colori un poco di vernice: Perche facendo questo, non accade poi vernicarla. L’altro modo è, che l’artefice, di stucco di marmo, et di matton pesto finissimo fa un’arriciato, che sia pulito; et lo rade col taglio della cazzuola, perche il muro ne resti ruvido. Appresso gli da una man d’olio di seme di lino, et poi fa in una pignata una mistura di pece greca, et mastico, et vernice grossa; et quella bollita, con un pennel grosso si da nel muro; poi si distende per quello con una cazzuola da murare, che sia di fuoco. Questa intasa i buchi dell’aricciato; et fa una pelle piu unita per il muro. Et poi ch’è secca, si va dandole d’imprimatura, o di mestica; et si lavora nel modo ordinario dell’olio, come habbiamo ragionato. E perche la sperienza di molti anni mi ha insegnato come si possa lavorar’a olio in sul muro, ultimamente ho seguitato, nel dipigner le sale camere, et altre stanze del palazzo del Duca Cosimo, il modo, che in questo ho per l’adietro molte volte tenuto. Il qual modo brevemente è questo. facciasi l’arricciato, sopra il quale si ha da far l’intonaco di calce, di matton pesto, et di rena, et si lasci seccar bene affatto cio fatto, la matteria del secondo intonaco sia calce, matton pesto, stiacciato bene, e schiuma di ferro, perche tutte e tre queste cose, cioè di ciascuna il terzo, incorporate con chiara d’uova, battute quanto fa bisogno, et olio di seme di lino, fanno uno stucco tanto serrato, che non si puo disiderar in alcun modo migliore. Ma bisogna bene avvertire di non abbandonare l’intonaco, mentre la materia è fresca, perche fenderebbe in molti luoghi, anzi è necessario a voler che si conservi buono, non se gli levar mai d’intorno con la cazzuola, overo mestola, o chuchiara, che vogliam dire, insino a che non sia del tutto pulitamente disteso, come ha da stare. Secco poi che sia questo intonaco, e datovi sopra d’imprimatura, o mestica, si condurranno le figure, et le storie perfettamente, come l’opere del detto palazzo, et molte altre possono chiaramente dimostrar’a ciascuno.


Del dipignere a olio su le tele.     Cap. XXIII.


G

Gl huomini per potere portare le pitture di paese in paese, hanno trovato la comodità delle tele dipinte, come quelle, che pesano poco, et avolte, sono agevoli a trasportarsi. Queste a olio, perch’elle siano arrendevoli, se non hanno a stare ferme non s’ingessano; atteso, che il gesso vi crepa su arrotolandole, però si fa una pasta di farina con olio di noce, et in quello si metteno due, o tre macinate di biacca, et quando le tele hanno avuto tre, o quattro mani di colla, che sia dolce, c’habbia passato da una banda a l’altra, con un coltello si da questa pasta, et tutti i buchi vengono con la mano dell’artefice a turarsi. Fatto cio se li da una, o due mani di colla dolce, et da poi la mestica, o imprimatura, et a dipignervi sopra si tiene il medesimo modo, che a gl’altri disopra racconti. E perche questo modo è paruto agevole, et commodo si sono fatti non solamente quadri piccoli per portare attorno, ma anchora tavole da altari, et altre opere di storie grandissime, come si vede nelle sale del palazzo di San Marco di Vinezia, et altrove, avenga che dove non arriva la grandezza delle tavole, serve la grandezza, e ’l commodo delle tele.


Del