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180 PRIMA PARTE

(versione diplomatica)


(versione critica)


La Grammatica in abito di donna con una porta, insegnando a un putto, ha sotto di sè a sedere Donato scrittore. Dopo la Grammatica segue la Rettorica, et a piè di quella una figura, che ha due mani a’ libri et una terza mano si trae disotto il mantello e se la tiene appresso alla bocca. La Logica ha il serpente in mano sotto un velo, et a’ piedi suoi Zenone Eleate che legge. L’Aritmetica tiene le tavole dell’Abaco, e sotto lei siede Abramo inventor di quella. La Musica ha gl’istrumenti da sonare, e sotto lei siede Tubalcaino che batte con due martelli sopra una ancudine e sta con gl’orecchi attenti a quel suono. Le Geometria ha la squadra e le seste, e da basso Euclide. L’Astrologia ha la sfera del cielo in mano, e sotto i piedi Atlante. Dall’altra parte seggono sette scienze teologiche, e ciascuna ha sotto di sè quello stato o condizione d’uomini che più se le conviene: papa, imperatore, re, cardinali, duchi, vescovi, marchesi et altri; e nel volto del Papa è il ritratto di Clemente Quinto. Nel mezzo e più alto luogo è San Tommaso d’Aquino, che di tutte le scienze dette fu ornato, tenendo sotto i piedi alcuni eretici, Ario, Sabellio et Averrois, e gli sono intorno Mosè, Paulo, Giovanni Evangelista et alcune altre figure che hanno sopra le quattro virtù cardinali e le tre teologiche, con altre infinite considerazioni, espresse da Taddeo con disegno e grazia non piccola, in tanto che si può dir esser stata la meglio intesa e quella che si è più conservata di tutte le cose sue. Nella medesima Santa Maria Novella sopra il tramezzo della chiesa, fece ancora un S. Geronimo vestito da cardinale, avendo egli divozione in quel santo e per protettor di sua casa eleggendolo; e sotto esso poi Agnolo suo figliuolo, morto Taddeo, fece fare ai descendenti una sepoltura, coperta con un lapide di marmo con l’arme de’ Gaddi. Ai quali descendenti Geronimo cardinale, per la bontà di Taddeo e per i meriti loro, ha impetrato da Dio gradi orrevolissimi nella chiesa, chericati di camera, vescovadi, cardinalati, prepositure e cavalierati onoratissimi: i quali tutti discesi di Taddeo in qualunche grado, hanno sempre stimato e favoriti i begli ingegni inclinati alle cose della scultura, pittura e quelli con ogni sforzo loro aiutati. Finalmente, essendo Taddeo venuto in età di cinquanta anni, d’atrocissima febbre percosso, passò di questa vita l’anno 1350, lasciando Agnolo suo figliuolo e Giovanni che attendessero alla pittura, raccomandandogli a Iacopo di Casentino per li costumi del vivere et a Giovanni da Milano per gl’ammaestramenti dell’arte; il qual Giovanni, oltr’a molte altre cose, fece dopo la morte di Taddeo una tavola che fu posta in S. Croce all’altare di S. Gherardo da Villamagna, quattordici anni dopo che era rimaso senza il suo maestro; e similmente la tavola dell’altar maggiore d’Ogni Santi, dove stavano i frati umiliati, che fu tenuta molto bella; et in Ascesi la tribuna dell’altar maggiore, dove fece un Crucifisso, la Nostra Donna e Santa Chiara; e nelle facciate e dalle bande istorie della Nostra Donna. Dopo, andatosene a Milano, vi lavorò molte opere a tempera et in fresco, e finalmente vi si morì. Taddeo adunque mantenne continuamente la maniera di Giotto, ma non però la migliorò molto, salvo che nel colorito, il quale fece più fresco e più vivace che quello di Giotto, avendo egli atteso tanto a migliorare l’altre parti e difficultà di questa arte che, ancor che a questa badasse, non potette però aver grazia di farlo; là dove, avendo veduto Taddeo quello che aveva