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318 SECONDA PARTE

gli ordigni che avevano a servire a murarla, non perse mai tempo con la mente, di antivedere, preparare e provedere a tutte le minuterie, in fino che non si scantonassino i marmi lavorati nel tirarli su; tanto che e’ si murarono tutti gli archi de’ tabernacoli co’ castelli di legname, e del resto, come si disse, v’erano scritture e modelli. La quale opera quanto sia bella, ella medesima ne fa fede, per essere d’altezza dal piano di terra a quello della lanterna, braccia 154, e tutto il tempio della lanterna braccia 36, la palla di rame braccia 4, la croce braccia otto, in tutto braccia 202. E si può dir certo che gli antichi non andorono mai tanto alto con le lor fabbriche, nè si messono a un risico tanto grande che eglino volessino combattere col cielo; come par veramente che ella combatta: veggendosi ella estollere in tant’altezza, che i monti intorno a Fiorenza paiono simili a lei. E, nel vero, pare che il cielo ne abbia invidia, poi che di continuo le saette tutto il giorno la percuotono. Fece Filippo, mentre che questa opera si lavorava, molte altre fabbriche le quali per ordine qui disotto narreremo. Fece di sua mano il modello del capitolo in Santa Croce di Fiorenza, per la famiglia de’ Pazzi, cosa varia e molto bella; e ’l modello della casa de’ Busini per abitazione di due famiglie; e similmente il modello della casa e della loggia degli’Innocenti, la volta della quale senza armadura fu condotta: modo che ancora oggi si osserva per ognuno. Dicesi che Filippo fu condotto a Milano per fare al duca Filippo Maria il modello d’una fortezza, e che a Francesco della Luna, amicissimo suo, lasciò la cura di questa fabbrica degli Innocenti. Il quale Francesco fece il ricignimento d’uno architrave che corre a basso, di sopra, il quale secondo l’architettura è falso: onde tornato Filippo e sgridatolo, perchè tal cosa avesse fatto, rispose averlo cavato dal tempio di San Giovanni che è antico. Disse Filippo: "Un error solo è in quello edifizio, e tu l’hai messo in opera". Stette il modello di questo edifizio, di mano di Filippo, molti anni nell’Arte di Por Santa Maria, tenutone molto conto per un restante della fabbrica che si aveva a finire: oggi è smarritosi. Fece il modello della Badia de’ canonici Regolari di Fiesole, a Cosimo de’ Medici, la quale è molto ornata architettura, commoda et allegra et insomma veramente magnifica. La chiesa, le cui volte sono a botte, è sfogata, e la sagrestia ha i suoi commodi, sì come ha tutto il resto del monasterio. E quello che importa è da considerare che dovendo egli nella scesa di quel monte mettere quello edifizio in piano, si servì con molto giudizio del basso, facendovi cantine, lavatoi, forni, stalle, cucine, stanze per legne et altre tante commodità che non è possibile veder meglio; e così mise in piano la pianta dell’edifizio. Onde potette a un pari fare poi le logge, il reffettorio, l’infermeria, il noviziato, il dormentorio, la libreria e l’altre stanze principali d’un monasterio. Il che tutto fece a sue spese il Magnifico Cosimo de’ Medici, sì per la pietà che sempre in tutte le cose ebbe verso la religione cristiana, e sì per l’affezzione che portava a don Timoteo da Verona, eccellentissimo predicator di quell’ordine, la cui conversazione per meglio poter godere, fece anco molte stanze per sè proprio in quel monasterio, e vi abitava a suo commodo. Spese Cosimo in questo edifizio, come si vede in una inscrizzione, centomila scudi. Disegnò similmente il modello della fortezza di Vico Pisano: et a Pisa disegnò la cittadella vecchia. E