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ANTONIO E SIMONE 347

VITA D’ANTONIO FILARETE E DI SIMONE SCULTORE FIORENTINI

Se papa Eugenio Quarto, quando deliberò far di bronzo la porta di S. Piero di Roma, avesse fatto diligenza in cercare d’avere uomini eccellenti per quel lavoro, sì come ne’ tempi suoi arebbe agevolmente potuto fare, essendo vivi Filippo di ser Brunellesco, Donatello et altri artefici rari, non sarebbe stata condotta quell’opera in così sciaurata maniera, come ella si vede ne’ tempi nostri; ma forse intervenne a lui, come molte volte suole avvenire a una buona parte de’ principi, che o non s’intendono dell’opere, o ne prendono pochissimo diletto. Ma se considerassono di quanta importanza sia il fare stima delle persone eccellenti nelle cose publiche, per la fama che se ne lascia, non sarebbono certo così trascurati nè essi nè i loro ministri; perciò che chi s’impaccia con artefici vili et inetti, dà poca vita all’opere et alla fama, senzachè si fa ingiuria al publico et al secolo in che si è nato; credendosi risolutamente da chi vien poi, che se in quella età si fossero trovati migliori maestri, quel principe si sarebbe più tosto di quelli servito, che degl’inetti e plebei. Essendo dunque creato pontefice l’anno 1431 papa Eugenio Quarto, poi che intese che i Fiorentini facevano fare le porte di S. Giovanni a Lorenzo Ghiberti, venne in pensiero di voler fare similmente di bronzo una di quelle di S. Piero; ma perchè non s’intendeva di così fatte cose, ne diede cura a’ suoi ministri; appresso ai quali ebbono tanto favore Antonio Filareto allora giovane, e Simone fratello di Donato, ambi scultori fiorentini, che quell’opera fu allogata loro. Laonde, messovi mano, penarono dodici anni a finirla; e se bene papa Eugenio si fuggì di Roma e fu molto travagliato per rispetto de’ Concilii, coloro nondimeno che avevano la cura di S. Piero, fecero di maniera che non fu quell’opera tralasciata. Fece dunque il Filarete in questa opera uno spartimento semplice e di basso rilievo, cioè in ciascuna parte due figure ritte: di sopra il Salvatore e la Madonna, e disotto San Piero e San Paulo. Et a piè del San Piero, in ginocchioni quel papa, ritratto di naturale; parimente sotto ciascuna figura è una storietta del santo che è di sopra. Sotto San Piero è la sua crucifissione, e sotto San Paulo la decollazione; e così sotto il Salvatore e la Madonna alcune azzioni della vita loro. E dalla banda di dentro, a’ piè di detta porta, fece Antonio, per suo capriccio, una storietta di bronzo nella quale ritrasse sè e Simone et i discepoli suoi, che con un asino carico di cose da godere, vanno a spasso a una vigna. Ma perchè nel detto spazio di dodici anni non lavorarono sempre in sulla detta porta, fecero ancora in San Piero alcune sepolture di marmo di papi e cardinali che sono andate, nel fare la chiesa nuova, per terra. Dopo queste opere fu condotto Antonio a Milano dal duca Francesco Sforza, gonfallonier allora di Santa Chiesa, per aver egli vedute l’opere sue in Roma, per fare, come fece, col disegno suo, l’albergo de’ poveri di Dio, che è uno spedale che serve per uomini e donne infermi e per i putti innocenti, nati non legitimamente. L’appartato degli uomini in questo luogo