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FRA FILIPPO 387

Medici, e dentro vi fece la Natività di Cristo; lavorò ancora per la moglie di Cosimo detto, una tavola con la medesima Natività di Cristo e San Giovanni Batista, per mettere all’ermo di Camaldoli, in una delle celle de’ romiti che ella aveva fatta fare per sua divozione, intitolata a S. Giovanni Batista; et alcune storiette che si mandarono a donare da Cosimo a Papa Eugenio IIII viniziano, laonde fra’ Filippo molta grazia di quest’opera acquistò appresso il Papa. Dicesi ch’era tanto venereo, che vedendo donne che gli piacessero, se le poteva avere, ogni sua facultà donato le arebbe; e non potendo, per via di mezzi, ritraendole in pittura, con ragionamenti la fiamma del suo amore intiepidiva. Et era tanto perduto dietro a questo appetito, che all’opere prese da lui quando era di questo umore, poco o nulla attendeva. Onde una volta fra l’altre, Cosimo de’ Medici, faccendoli fare una opera in casa sua, lo rinchiuse perchè fuori a perder tempo non andasse, ma egli statoci già due giorni, spinto da furore amoroso, anzi bestiale, una sera con un paio di forbici fece alcune liste de’ lenzuoli del letto, e da una finestra calatosi, attese per molti giorni a’ suoi piaceri. Onde, non lo trovando e facendone Cosimo cercare, alfine pur lo ritornò al lavoro; e da allora in poi gli diede libertà che a suo piacere andasse, pentito assai d’averlo per lo passato rinchiuso, pensando alla pazzia sua et al pericolo che poteva incorrere; per il che sempre con carezze s’ingegnò di tenerlo per l’avvenire, e così da lui fu servito con più prestezza, dicendo egli che l’eccellenze degli ingegni rari sono forme celesti e non asini vetturini. Lavorò una tavola nella chiesa di S. Maria Primerana in su la piazza di Fiesole, dentrovi una Nostra Donna annunziata dall’Angelo, nella quale è una diligenza grandissima, e nella figura dell’Angelo tanta bellezza che e’ pare veramente cosa celeste. Fece alle monache delle Murate due tavole, una della Annunziata, posta allo altar maggiore, l’altra nella medesima chiesa a un altare, dentrovi storie di San Benedetto e di San Bernardo, e nel palazzo della Signoria dipinse in tavola un’Annunziata sopra una porta, e similmente fece in detto palazzo un San Bernardo sopra un’altra porta, e nella sagrestia di San Spirito di Fiorenza una tavola con una Nostra Donna et Angeli d’attorno e Santi da lato, opera rara e da questi nostri maestri stata sempre tenuta in grandissima venerazione. In S. Lorenzo, alla cappella degli Operai, lavorò una tavola con un’altra Annunziata; et a quella della Stufa, una che non è finita. In S. Apostolo di detta città, in una cappella, dipinse in tavola alcune figure intorno a una nostra Donna; et in Arezzo, a Messer Carlo Marsupini, la tavola della cappella di S. Bernardo ne’ monaci di Monte Oliveto, con la incoronazione di Nostra Donna e molti santi attorno, mantenutasi così fresca che pare fatta dalle mani di fra’ Filippo al presente. Dove dal sopra detto Messer Carlo gli fu detto che egli avvertisse alle mani che dipigneva, perchè molto le sue cose erano biasimate. Per il che fra’ Filippo nel dipignere da indi innanzi, la maggior parte, o con panni o con altra invenzione, ricoperse per fuggire il predetto biasimo. Nella quale opera ritrasse di naturale detto Messer Carlo. Lavorò in Fiorenza alle monache di Analena una tavola d’un presepio, et in Padova si veggono ancora alcune pitture. Mandò di sua mano a Roma due storiette di figure picciole al cardinal Barbo, le quali erano molto eccellentemente lavorate e condotte con diligenzia. E