Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/206

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Fiorenza d’una sì degna opera. La quale essendogli poi donata dal duca Alessandro, tenne molti anni appresso di sé. E finalmente ne fece dono al duca Cosimo, che l’ha in guardaroba con molte altre pitture famose. Mentre che Andrea faceva questo ritratto, fece anco per il detto Messer Ottaviano in un quadro, solo la testa di Giulio cardinal de’ Medici, che fu poi papa Clemente, simile a quella di Raffaello, che fu molto bella. La quale testa fu poi donata da esso Messer Ottaviano al vescovo vecchio de’ Marzi. Non molto dopo, disiderando Messer Baldo Magni da Prato fare alla Madonna della Carcere nella sua terra una tavola di pittura bellissima, dove aveva fatto fare prima un ornamento di marmo molto onorato, gli fu, fra molti altri pittori, messo inanzi Andrea; onde avendo Messer Baldo, ancor che di ciò non s’intendesse molto, più inchinato l’animo a lui che a niun altro, gli aveva quasi dato intenzione di volere che egli e non altri facesse; quando un Niccolò Soggi sansovino, che aveva qualche amicizia in Prato, fu messo inanzi a Messer Baldo per quest’opera, e di maniera aiutato, dicendo che non si poteva avere miglior maestro di lui, che gli fu allogata quell’opera. Intanto, mandando per Andrea chi l’aiutava, egli con Domenico Puligo et altri pittori amici suoi, pensando al fermo che il lavoro fusse suo, se n’andò a Prato. Ma giunto trovò che Niccolò non solo aveva rivolto l’animo di Messer Baldo, ma anco era tanto ardito e sfacciato, che in presenza di Messer Baldo disse ad Andrea che giocherebbe seco ogni somma di danari a far qualche cosa di pittura e chi facesse meglio tirasse. Andrea, che sapea quanto Niccolò valesse, rispose, ancor che per ordinario fusse di poco animo: "Io ho qui meco questo mio garzone che non è stato molto all’arte, se tu vuoi giocar seco, io metterò i danari per lui, ma meco non voglio che tu ciò faccia per niente: perciò che, se io ti vincessi, non mi sarebbe onore, e se io perdessi, mi sarebbe grandissima vergogna". E detto a Messer Baldo che desse l’opera a Niccolò, perché egli la farebbe di maniera che ella piacerebbe a chi andasse al mercato, se ne tornò a Fiorenza, dove gli fu allogata una tavola per Pisa, divisa in cinque quadri, che poi fu posta alla Madonna di S. Agnesa lungo le mura di quella città, fra la cittadella vecchia et il Duomo. Facendo dunque in ciascun quadro una figura, fece S. Giovanni Battista e S. Piero, che mettono in mezzo quella Madonna che fa miracoli; negl’altri è S. Caterina martire, S. Agnesa e S. Margherita; figure, ciascuna per sé, che fanno maravigliare per la loro bellezza chiunche le guarda e sono tenute le più leggiadre e belle femmine che egli facesse mai. Aveva Messer Iacopo, frate de’ Servi, nell’assolvere e permutar un voto d’una donna, ordinatole ch’ella facesse fare sopra la porta del fianco della Nunziata che va nel chiostro, dalla parte di fuori, una figura d’una Nostra Donna; per che trovato Andrea, gli disse che aveva a fare spendere questi danari e che, se bene non erano molti, gli pareva ben fatto, avendogli tanto nome acquistato le altre opere fatte in quel luogo, che egli e non altri facesse anco questa. Andrea, che era anzi dolce uomo che altrimenti, spinto dalle persuasioni di quel padre, dall’utile e dal desiderio della gloria, rispose che la farebbe volentieri; e poco appresso, messovi mano, fece in fresco una Nostra Donna che siede, bellissima, con il Figliuolo in collo et un San Giuseppo, che appoggiato a un sacco, tien gl’occhi fissi a un libro aperto. E fu si fatta quest’opera, che per disegno,