Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/287

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di farne ora a benefizio degl’artefici, anzi del mondo. E non solamente di lui, ma di molti altri Veronesi stati veramente eccellentissimi. Né si maravigli alcuno se io gli porrò tutti sotto l’effigie d’un solo di loro, perché non avendo io potuto avere il ritratto di tutti, sono forzato a così fare; ma non per questo sarà defraudata, per quanto potrò io, la virtù di niuno di quello che se le deve. E perché l’ordine de’ tempi et i meriti così richieggiono, parlerò prima di fra’ Iocondo, il quale, quando si vestì l’abito di San Domenico, non fra’ Iocondo semplicemente, ma fra’ Giovan Iocondo fu nominato. Ma come gli cascasse quel Giovanni non so, so bene che egli fu sempre fra’ Iocondo chiamato da ognuno. E se bene la sua principal professione furono le lettere, essendo stato non pur filosofo e teologo eccellente, ma bonissimo greco, il che in quel tempo era cosa rara cominciando a punto allora a risorgere le buone lettere in Italia, egli nondimeno fu anco come quello che di ciò si dilettò sempre sommamente, eccellentissimo architetto: sì come racconta lo Scaligero contra il Cardano, et il dottissimo Budeo ne’ suoi libri de Asse e nell’osservazioni che fece sopra le pandette. Costui, dunque, essendo gran literato, intendente dell’architettura e bonissimo prospettivo, stette molti anni appresso Massimiliano imperatore, e fu maestro nella lingua greca e latina del dottissimo Scaligero, il quale scrive aver udito dottamente disputar fra’ Iocondo innanzi al detto Massimiliano di cose sottilissime. Raccontano alcuni, che ancor vivono e di ciò benissimo si ricordano, che rifaccendosi in Verona il ponte detto della Pietra nel tempo che quella città era sotto Massimiliano imperatore, e dovendosi rifondare la pila di mezzo, la quale molte volte per avanti era rovinata, fra’ Iocondo diede il modo di fondarla e di conservarla ancora per sì fatta maniera che per l’avenire non rovinasse. Il qual modo di conservarla fu questo, che egli ordinò che detta pila si tenesse sempre fasciata intorno di doppie travi lunghe e fitte nell’acqua d’ogn’intorno, acciò la difendessino in modo che il fiume non la potesse cavare sotto, essendo che in quel luogo, dove è fondata, è il principal corso del fiume che ha il fondo tanto molle che non vi si truova sodezza di terreno da potere altrimenti fondarla. Et invero fu ottimo, per quello che si è veduto, il consiglio di fra’ Iocondo, perciò che da quel tempo in qua è durata e dura, senza avere mai mostrato un pelo, e si spera, osservandosi quanto diede in ricordo quel buon padre, che durerà perpetuamente. Stette fra’ Iocondo in Roma nella sua giovinezza molti anni, e dando opera alla cognizione delle cose antique, cioè non solo alle fabriche, ma anco all’inscrizzioni antiche che sono nei sepolcri et all’altre anticaglie, e non solo in Roma, ma ne’ paesi all’intorno et in tutti i luoghi d’Italia, raccolse in un bellissimo libro tutte le dette inscrizzioni e memorie e lo mandò a donare, secondo ch’affermano i Veronesi medesimi, al Magnifico Lorenzo Vecchio de’ Medici, con il quale, come amicissimo e fautor di tutti i virtuosi, egli e Domizio Calderino, suo compagno e della medesima patria, tenne sempre grandissima servitù. E di questo libro fa menzione il Poliziano nelle sue Mugillane, nelle quali si serve d’alcune autorità del detto libro, chiamando fra’ Iocondo peritissimo in tutte l’antiquità. Scrisse il medesimo sopra i Comentarii di Cesare, alcune osservazioni che sono in stampa. E fu il primo che mise in disegno il ponte fatto da Cesare sopra il fiume Rodano, descritto da lui nei detti suoi Comentarii