Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
i doni di Dio adoperare, come molte volte si fa, in vituperio del mondo et in cose abominevoli del tutto. Marcantonio, uscito di prigione, finì d’intagliare per esso Baccio Bandinelli una carta grande, che già aveva cominciata, tutta piena d’ignudi, che arostivano in sulla graticola San Lorenzo, la quale fu tenuta veramente bella e stata intagliata con incredibile diligenza, ancor che il Bandinello, dolendosi col Papa a torto di Marcantonio, dicesse, mentre Marcantonio l’intagliava, che gli faceva molti errori. Ma ne riportò il Bandinello di questa così fatta gratitudine quel merito, di che la sua poca cortesia era degna. Perciò che, avendo finita Marcantonio la carta, prima che Baccio lo sapesse, andò, essendo del tutto avisato, al Papa, che infinitamente si dilettava delle cose del disegno, e gli mostrò l’originale, stato disegnato dal Bandinello, e poi la carta stampata, onde il Papa conobbe che Marcantonio con molto giudizio avea non solo non fatto errori, ma correttone molti fatti dal Bandinello, e di non piccola importanza, e che più avea saputo et operato egli coll’intaglio, che Baccio col disegno. E così il Papa lo commendò molto, e lo vide poi sempre volentieri; e si crede gl’averebbe fatto del bene, ma succedendo il sacco di Roma, divenne Marcantonio poco meno che mendico, perché oltre al perdere ogni cosa, se volle uscire delle mani degli Spagnuoli gli bisognò sborsare una buona taglia; il che fatto, si partì di Roma, né vi tornò mai più. Là dove poche cose si veggiono fatte da lui da quel tempo in qua. È molto l’arte nostra obligata a Marcantonio, per avere egli in Italia dato principio alle stampe, con molto giovamento et utile dell’arte, e commodo di tutti i virtuosi; onde altri hanno poi fatte l’opere che di sotto si diranno. Agostino Viniziano adunque, del quale si è di sopra ragionato, venne dopo le cose dette a Fiorenza, con animo d’accostarsi ad Andrea del Sarto, il quale dopo Raffaello era tenuto de’ migliori dipintori d’Italia. E così da costui persuaso Andrea a mettere in istampa l’opere sue, disegnò un Cristo morto sostenuto da tre Angeli. Ma perché ad Andrea non riuscì la cosa, così a punto secondo la fantasia sua, non volle mai più mettere alcuna sua opera in istampa. Ma alcuni, dopo la morte sua, hanno mandato fuori la visitazione di Santa Elisabetta, e quando San Giovanni battezza alcuni popoli, tolti dalla storia di chiaro scuro che esso Andrea dipinse nello Scalzo di Firenze. Marco da Ravenna parimente, oltre le cose che si sono dette, le quali lavorò in compagnia d’Agostino, fece molte cose da per sé, che si conoscono al suo già detto segno, e sono tutte e buone e lodevoli. Molti altri ancora sono stati dopo costoro che hanno benissimo lavorato d’intagli e fatto sì che ogni provincia ha potuto godere e vedere l’onorate fatiche degl’uomini eccellenti. Né è mancato a chi sia bastato l’animo di fare con le stampe di legno carte che paiono fatte col pennello a guisa di chiaro scuro, il che è stato cosa ingegnosa e difficile. E questi fu Ugo da Carpi, il quale, se bene fu mediocre pittore, fu nondimeno in altre fantasticherie d’acutissimo ingegno. Costui dico, come si è detto nelle teoriche al trentesimo capitolo, fu quegli che primo si provò, e gli riuscì felicemente, a fare con due stampe, una delle quali a uso di rame gli serviva a tratteggiare l’ombre, e con l’altra faceva la tinta del colore: per che, graffiata in dentro con l’intaglio, lasciava i lumi della carta in modo bianchi, che pareva, quando