Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/375

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con le nove Muse sta guardando che cosa orribile sia quella. E Pan, abbracciata una ninfa che trema di paura, pare voglia scamparla da quello incendio e lampi de’ fulmini di che è pieno il cielo. Apollo si sta sopra il carro solare, et alcune dell’Ore pare che voglino ritenere il corso de’ cavalli. Bacco e Sileno con satiri e ninfe mostrano aver grandissima paura. E Vulcano col ponderoso martello sopra una spalla guarda verso Ercole, che parla di quel caso con Mercurio, il quale si sta allato a Pomona tutta paurosa, come sta anche Vertunno con tutti gl’altri dèi sparsi per quel cielo dove sono tanto bene sparsi tutti gl’effetti della paura, così in coloro che stanno, come in quelli che fuggono, che non è possibile, non che vedere, imaginarsi più bella fantasia di questa in pittura. Nelle parti da basso, cioè nelle facciate che stanno per ritto, sotto il resto del girare della volta, sono i giganti, alcuni de’ quali, sotto Giove, hanno sopra di loro monti et addosso grandissimi sassi, i quali reggono con le forti spalle per fare altezza e salita al cielo, quando s’apparecchia la rovina loro, perché Giove fulminando, e tutto il cielo adirato contra di loro, pare che non solo spaventi il temerario ardire de’ giganti, rovinando loro i monti addosso, ma che sia tutto il mondo sotto sopra e quasi al suo ultimo fine. Et in questa parte fece Giulio Briareo in una caverna oscura quasi ricoperto da pezzi altissimi di monti, e gli altri giganti tutti infranti et alcuni morti sotto le rovine delle montagne. Oltre ciò si vede per un straforo nello scuro d’una grotta, che mostra un lontano fatto con bel giudizio, molti giganti fuggire tutti percossi da’ fulmini di Giove e quasi per dovere allora essere oppressi dalle rovine de’ monti come gl’altri. In un’altra parte figurò Giulio altri giganti, a’ quali rovinano sopra tempii, colonne et altri pezzi di muraglie, facendo di quei superbi grandissima strage e mortalità. Et in questo luogo è posto, fra queste muraglie che rovinano, il camino della stanza, il quale mostra, quando vi si fa fuoco, che i giganti ardono, per esservi dipinto Plutone che con il suo carro tirato da cavagli secchi et accompagnato dalle furie infernali si fugge nel centro. E così non si partendo Giulio, con questa invenzione del fuoco, dal proposito della storia, fa ornamento bellissimo al camino. Fece oltre ciò Giulio in quest’opera, per farla più spaventevole e terribile, che i giganti grandi e di strana statura (essendo in diversi modi dai lampi e da’ fulgori percossi) rovinato a terra: e quale inanzi e quale a dietro si stanno, chi morto, chi ferito e chi da monti e rovine di edifizii ricoperto. Onde non si pensi alcuno vedere mai opera di pennello più orribile e spaventosa, né più naturale di questa. E chi entra in quella stanza, vedendo le finestre, le porte et altre così fatte cose torcersi e quasi per rovinare, et i monti e gl’edifizii cadere, non può non temere che ogni cosa non gli rovini addosso, vedendo massimamente in quel cielo tutti gli dii andare chi qua e chi là fuggendo. E quello che è in questa opera maraviglioso, è il veder tutta quella pittura non avere principio né fine, et attaccata tutta e tanto bene continuata insieme senza termine o tramezzo di ornamento, che le cose, che sono appresso de’ casamenti, paiono grandissime, e quelle che allontanano, dove sono paesi, vanno perdendo in infinito. Onde quella stanza, che non è lunga più di quindici braccia, pare una campagna di paese; senzaché, essendo il pavimento di sassi tondi, piccioli, murati per coltello, et il cominciare delle mura che vanno