Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/378

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quando morì, per le cose avute da quel duca, avere d’entrata più di mille ducati. Fabbricò Giulio per sé una casa in Mantova dirimpetto a San Barnaba, alla quale fece di fuori una facciata fantastica tutta lavorata di stucchi coloriti, e dentro la fece tutta dipignere e lavorare similmente di stucchi, accomodandovi molte anticaglie condotte da Roma et avute dal Duca, al quale ne diede molte delle sue. Disegnava tanto Giulio, e per fuori e per Mantova, che è cosa da non credere, perché, come si è detto, non si poteva edificare, massimamente nella città, palagi o altre cose d’importanza, se non con disegni di lui. Rifece sopra le mura vecchie la chiesa di San Benedetto di Mantova, vicino al Po, luogo grandissimo e ricco de’ monaci neri: e con suoi disegni fu abbellita tutta la chiesa di pitture e tavole bellissime. E perché erano in sommo pregio in Lombardia le cose sue, volle Gian Matteo Giberti, vescovo di quella città, che la tribuna del Duomo di Verona, come s’è detto altrove, fusse tutta dipinta dal Moro Veronese con i disegni di Giulio. Il quale fece al Duca di Ferrara molti disegni per panni d’arazzo, che furono poi condotti di seta e d’oro da maestro Niccolò e Giovan Batista Rosso fiaminghi, che ne sono fuori disegni in istampa, stati intagliati da Giovan Batista Mantovano, il quale intagliò infinite cose disegnate da Giulio e particolarmente, oltre a tre carte di battaglie intagliate da altri, un medico ch’apicca le coppette sopra le spalle a una femina, una Nostra Donna che va in Egitto, e Giuseppo ha a mano l’asino per la cavezza, et alcuni Angeli fanno piegare un dattero perché Cristo ne colga de’ frutti. Intagliò similmente il medesimo col disegno di Giulio una lupa in sul Tevere che allatta Remo e Romulo, e quattro storie di Plutone, Giove e Nettunno che si dividono per sorte il cielo, la terra et il mare. Similmente la capra Alfea che, tenuta da Melissa, nutrisce Giove. Et in una carta grande molti uomini in una prigione, con varii ornamenti, cruciati. Fu anche stampato, con invenzione di Giulio, il parlamento che fecero alle rive del fiume con l’esercito Scipione et Annibale; la natività di San Giovanni Batista intagliata da Sebastiano da Reggio, e molte altre state intagliate e stampate in Italia. In Fiandra parimente et in Francia sono state stampate infinite carte con i disegni di Giulio, delle quali, come che bellissimi sieno, non accade far memoria; come neanche di tutti i suoi disegni, avendone egli fatto, per modo di dire, le some. E basti che gli fu tanto facile ogni cosa dell’arte, e particolarmente il disegnare, che non ci è memoria di chi abbia fatto più di lui. Seppe ragionare Giulio, il quale fu molto universale, d’ogni cosa, ma sopra tutto delle medaglie, nelle quali spese assai danari e molto tempo per averne cognizione. E se bene fu adoperato quasi sempre in cose grandi, non è però che egli non mettesse anco talor mano a cose menomissime per servigio del suo signore e degl’amici, né aveva sì tosto uno aperto la bocca per aprirgli un suo concetto, che l’aveva inteso e disegnato. Fra le molte cose rare che aveva in casa sua, vi era in una tela di rensa sottile il ritratto naturale d’Alberto Duro di mano di esso Alberto, che lo mandò come altrove si è detto, a donare a Raffaello da Urbino. Il qual ritratto era cosa rara perché, essendo colorito a guazzo con molta diligenza e fatto d’acquarelli, l’aveva finito Alberto senza adoperare biacca, et in quel cambio si era servito del bianco della