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Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. I, 1912 – BEIC 1904739.djvu/106

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gettato, che non doveva mai andar lui personalmente in Turino, che era conveniente che la sposa fosse condotta nella propria casa e quivi si consumasse il matrimonio, e che si osservasse l’uso degli antecessori, che se le facevano condur vergini in casa, ancorché levate di casa imperiale e superiore a questa di Savoia. Tutti questi particolari ho voluto raccontare distintamente, parendomi che la notizia di essi sia non solo utile ma necessaria per penetrare gl’interni affetti e passioni de’ principi, per tutto quello che potesse alla giornata occorrer concernente l’interesse di questo serenissimo dominio.

Io andai a Mantova anticipatamente al bisogno, perché cosí fui comandato dalla Serenitá Vostra, e fui chiamato dal signor duca, come fu parimente chiamato l’ambasciatore di Gratz. E non son fuor di opinione che fosse artificio del signor duca; poiché, scoprendo l’intenzione di Savoia essere di non venire a Mantova e di non attendere alla promessa, e stanco delle spese che per queste irressoluzioni faceva, volse con qualche color di sua riputazione coprir questo mancamento e uscirne. E però, valendosi del pretesto dell’arrivo degli ambasciatori, della sua rissoluzione di andar in Fiandra, mostrò di non poter differir l’essecuzione delle feste, come desiderava il signor duca di Savoia, e diede l’ordine rissoluto al secretano Striggio, che spedi in Piemonte per le poste, che la sposa venisse, come segui, senza ritardo. In modo che la mia andata, ancorché prematura, è stata per altro grata, poiché ha giovato si bene all’intenzione del signor duca.

Le feste sono state fatte sontuosissime e con magnificenza veramente regale e che supera la credenza di cadauno, cosí quanto agli apparati delle comedie, fuoghi, giostre, tornei e balletti, come alle spese di vivere, che si è dato a tanta forestaria concorsavi, che per la maggior parte è stata spesata dal duca e gran parte anco da’ particolari, con interesse notabilissimo e per il numero della gente e per la penuria di ogni cosa, pagandosi il pan in ragion di 6 ducati il staro di nostra misura e il vino di 30 ducati la botta. E, se ben il signor duca è stato sovvenuto da’ sudditi del dono di molte vettovaglie, però e lui