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tale sia in effetto quale lui dimostra, poiché li negozi delli confini passano quietamente e con commune sodisfazione e gli interessi del bene dell’Italia sono reciprochi. Ne diede segni nelle publiche dimostrazioni che fece allora, e mostrò d’aggradir molto l’ambascieria, onorando me, suo rappresentante: nell’entrar del suo Stato, con farmi prima incontrare affi confini da una compagnia di archibugieri a cavallo della sua guardia e dal signor conte Luigi Montecucoli, giá maggiordomo maggiore del duca Vicenzo, e anco un miglio fuori della cittá dalli signori don Vicenzo e don Silvio, fratelli di esso signor duca, i quali m’accompagnarono fino alle mie stanze. Mi fece anco ricevere nel suo palazzo, spesare lautissimamente, servendomi una numerosa famiglia di gentiluomini ed altri mercanti onorevoli: nel partir poi, mi fece accompagnare nelli suoi bucintori da alcuni de’suoi gentiluomini fino alli confini. Nei ragionamenti anco, che ho avuto seco doi volte che mi tenne a mangiar con lui e nell’occasioni delle feste che si fecero, trattò meco umanissimamente, dandomi sempre titolo d’«Eccellenza», come fecero anco li prencipi: mostrò di aver in grandissima estimazione questo serenissimo dominio, dicendo di conoscere che era il fondamento della libertá d’Italia ed affermando di non voler scostarsi mai da questa protezione. Capitò poi in quei di la lettera del suo ressidente, che avisava la risposta che la Serenitá Vostra aveva dato all’istanza che fece in materia del titolo; e mi fu detto da alcuni de’ suoi che ’l signor duca l’aveva intesa con qualche disgusto.

Non restai con questi di fare quelli offici che avevo in commissione. Il signor duca me ne parlò solamente nell’ultima audienza e con grand’affetto. Mostrò prima un modesto sentimento della risposta avuta e della negativa, che, come disse, era adornata di belle parole. E passò poi a dirmi con molta efficacia che la divozione, l’osservanza e l’ossequio filiale che porta a questa serenissima republica non era inferiore in lui a quello d’alcun altro prencipe, e ben meritava d’essere ricambiato e riconosciuto. Che altro dalla serenissima republica non desidera che di ricevere quell’onore da lei ancora che riceve dalli altri prencipi