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relazione di gioanni da mulla 153

ministri li travaglia e perturba grandemente l’animo; né può il signor duca mandarne alcuno, in Spagna particolarmente, che non abbia a temere che, o con doni o con promesse o con speranze, non sia per restar guadagnato a quella corte, e in questa maniera pregiudicato infinitamente il suo servizio.

Perché, se bene non si può negare che il duca non mostri portare sommo rispetto a’ spagnuoli, professa però, e cosí credono molti, di aver nell’interno rissoluta volontá di esser buon principe italiano quando possa, simile al padre e ad altri suoi precessori, che hanno saputo temporeggiare in modo che infine si sono conservati sempre liberi ed indipendenti. Per questo, oltre che dice di esser paratissimo di venire sempre con molta prontezza all’accommodamento con Savoia, quando da quel duca si camini di pari buona volontá alle cose del dovere e ragionevoli, capitarebbe anco il signor duca molto volentieri e prontamente alla permutazione con spagnuoli del Monferrato col Cremonese: non ostante che il Monferrato sia Stato molto maggior del Cremonese; abbia alcune cittá, molti castelli, tante terre, e tutte buone, e la cittá di Casale in particolare col castel vecchio e la cittadella, che è di quella considerazione che è benissimo noto; il paese fertilissimo, ripieno di molto numero di feudatari, di buonissimi sudditi e devotissimi del lor principe naturale. Tuttavia, per levarsi d’intorno il continuo verme della gelosia, che conviene aver del duca di Savoia, per sottrarsi da quella dipendenza che per quest’effetto conviene aver al re di Spagna ed a’ suoi ministri, e per liberarsi da quel grave peso di convenir dimandare il transito a’ spagnuoli, cosí di gente come di vettovaglie, ogni volta che ne tiene bisogno: questi rispetti li fanno desiderar il concambio sodetto, e ne ha fatto parlar, per quanto ho inteso da via sicura, ultimamente alla corte in buona maniera.

E veramente gran miseria è quella di questo principe: di non poter far passar pur un semplice fante e far condur minima quantitá de’ viveri, tanto in tempo di guerra come di quiete, per gli ordinari suoi bisogni dall’uno de’ suoi Stati nell’altro, se non riccorre a’ ministri spagnuoli; e conviene dipender dalla