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testa e dal capriolo d’un governatore di Milano, che, o poco discretto o poco cortese o poco amico suo, può farli mille pregiudizi ad ogn’ora e, coll’impedirli o l’estrazione de’ vini o d’altra cosa, può metterlo in disturbo ed apportarli danno di rilevante considerazione. Onde parerebbe a Sua Altezza, se ben perdesse d’ampiezza di Stato, di rendite e d’utilitá, guadagnar ad ogni modo anco assai coll’unir li suoi Stati e sollevarsi dall’incommodo che sente al presente dalla separazione del Mantovano col Monferrato; perché, unito il Stato di Mantova al Cremonese, l’un paese servirebbe al bisogno dell’altro, e l’altro dell’uno, con molta facilitá e sicurezza e senza dipender dall’arbitrio altrui.

Ma, quando ciò seguisse, sopra ogn’altro acquisto stimarebbe quello di aver quasi a tutti i suoi Stati il quieto e pacifico confine della Serenitá Vostra, della quale giá conosce la rettitudine de’ concetti, quanto sia lontana ed aborisca il profittarsi dell’altrui danno, e della quale ha isperimentato cosí largamente la protezione e la munificenza, di cui per quest’unione le parerebbe d’assicurarsi anco maggiormente nell’occorrenze de’suoi bisogni per l’avvenire.

E, se bene il cambiar sudditi antichi e fedelissimi, come sono li suoi del Monferrato, con sudditi novi e che, per essere vassalli del maggior re di cristianitá, potessero esser pieni d’albagia e di mal piè condursi all’obedienza di un duca, è punto considerabile; tuttavia non lo mette il signor duca in bilancia col liberarsi da tante suggezioni, che, per i rispetti di sopra narrati, li conviene avere al presente a’ spagnuoli. E sperarebbe in breve guadagnarsi anco la volontá dei cremonesi, stracchi nell’universale de’ ministri regi, che li succhiano il sangue, laceri in ogni parte e divorati dalli continui alloggi de’ soldati; che però s’accommodarebbono facilmente al moderato governo e commando di Mantova, che li averebbe vicini e sotto l’occhio, si può dire, e potrebbono essi, sempre che volessero, far sentire al duca quello che non possono ora fare al re, le loro indolenze ed i loro gravami. Ed il concetto e desiderio di questo concambio non solo è nel signor duca, ma in tutta la maggior