Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. I, 1912 – BEIC 1904739.djvu/200

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dieci ancora, crederei, con troppo dirne io, di scemare piú tosto il merito ed il concetto. All’incontro, se tutto passassi sotto silenzio, farei al certo offesa alla propria convenienza; poiché, oltre alle parti di sua prudenza e virtú ad ognuno ben note, ho si pienamente riconosciuto in lui quelle di una puntualitá di servizio, d’una moderazione di costumi e d’un zelo sviscerato del maggior decoro di Vostra Serenitá, nelle persone di publici rappresentanti con chi s’attrova, che sono in stretta maniera obligato di nobilmente comendarle. Egli, non contento di venir in persona a questo servizio, vi ha condotto un unico suo figliuolo, senza riguardo ai pericoli di staggione né all’interesse della spesa per farlo ben degnamente comparire; il quale, avendo nell’etá tenera di undeci anni maturato frutti di creanza, modestia e virtú, essercitati con assistenza continua alla mia persona, che me Io han reso carissimo, dimostra chiaro di uscir dalla buona scola del padre e del zio e di dover imitar le vestigie eziandio, del modo che porta il nome, del signor cancellier grande, suo avo. Ed a ciò il corso delle peregrinazioni e servizi di questa casa non s’intermetta, pur si trova il signor Antonio in procinto di partire per la sua ressidenza in corte cesarea, ove nelle congionture gravi correnti, e sempre in ogni altro luogo, possono esser certe le Vostre Eccellenze di restar dall’opera di lui utilmente servite.

Per quello tocca alla mia persona, dirò che il mio sentimento per non aver potuto far piú si compensa con la consolazione di aver fatto quanto ho saputo per ben servire a Vostra Serenitá in questa ambasciaria. Ho, subordinando li miei privati alli publici riguardi, sofferentemente veduto per il longo spazio di cinque anni fermar dall’un canto il corso a qualche avanzamento di mia fortuna, dall’altro continovare ad accrescermisi quello di non piccioli interessi per tenermi di punto in punto allestito all’obligo della carica. Al comandamento di Vostre Eccellenze di andarla ultimamente ad essequire mi vi sono in poche ore aviato, superando con la profusion della spesa gl’intoppi dell’angustia del tempo, per confirmar la mia ossequente obedienza. Con la medesima a somma gloria mi recarò di servire