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Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. I, 1912 – BEIC 1904739.djvu/201

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relazione di nicolò dolfin 195

in qualonque altra occorrenza, come quello che quanto è in me riconosco in feudo da questa gran patria concessomi, al degno fine di ravivar, come farò di vero cuore, con caratteri anche di sangue, occorrendo, le memorie della devozion de’ maggiori, e di lasciar in essempio, come bramo, impronti corrispondenti alli posteri miei.

Prima del mio partire mi mandò il signor duca in dono un gioiello: lo ho posto a’ piedi di Vostra Serenitá, per renderlo parto della munificenza di lei e delle Signorie Vostre eccellentissime verso di me. Le supplico con ogni umiltá maggiore restar servite di farmene la grazia, in segno che abbino, come sovra modo ambisco, ricevuto in grado benigno, se non le opere povere di talento, almeno la volontá ricchissima di affettuosissimo zelo con che le ho servite. Si come supplica della medesima grazia riverentemente il secretano, per la catena parimente, conforme al solito, donatagli al partire da Sua Altezza. Grazie.