sovenimento, a quello de’ figliuoli e della famiglia. Ma ciò, che
da continue fatiche e da molta industria s’era con lunghezza di
tempo apparecchiato e accummulato, tutto è stato loro tolto e rapito,
si puoi dir, in un sol giorno, in una sol’ora. L’impeto e la
rabbia della guerra, maneggiatasi dal signor duca di Savoia con
ogni rilassata e crudel feritá, ha vólto sossopra, ha dissipato e distrutto
con celere e frettoloso esterminio tutto quel infelice paese.
L’alloggio dell’essercito spagnolo ha spiantato e sradicato poi
quel che di buono pur vi restava. Niuna parte del Monferrato
se l’è passata senza dannosa provocazione, niun angulo di quella
regione si è lasciato quieto, è restato intatto dall’improvise scorrerie,
dalle depredazioni dell’inimico, che ha anco assorbiti ed
esausti i beni di quei mal condotti popoli con le contribuzioni,
con l’avervi, quanto piú lungamente ha potuto, tenuto alloggiata,
come si dice, a discrezione la sua licenziosa soldatesca, dalla
quale non si è lasciato adietro alcun termine di barbarie, di feritá,
d’impietá, che non si sia usato; onde i paesani, anco piú abietti
e piú vili, fatti arditi dalla disperazione, s’erano ultimamente
dati ad andar a caccia de’ soldati savoiardi sparsi per quei villaggi,
uccidendo quanti ne potevano aver nelle mani, né lo sdegno
e la vendetta han fatto lasciar da banda a quelle genti alcuna
sorte di crudeltá. Il danno fattovi dal nemico, calcolato
dopo la restituzione seguita delle terre ch’aveva occupato, si
trovò ascender alla summa di un millione ducentocinquantamille
scudi. Quel poi che ha ricevuto e riceve tuttavia dall’alloggio
delle genti spagnole trapassa di gran lunga, e lo va poco a poco
miserabilmente corrodendo e consumando sotto finto e falso pretesto
di sostentar i soldati per custodia del paese, i quali vogliono
i ministri regi che sian spesati e nutriti dai poveri abitanti; si
che si può con veritá dire ch’i monferrini al presente giornalmente
comprino la loro servitú e che giornalmente la paschino, e
vi s’aggionge che le donne, scampate dalla libidine de’ nemici,
sono bruttamente, sotto nome d’amicizia e di ospizio, violate.
Stato veramente di miseria e di calamitá estrema, e dal quale, sotto
nome di pace, si va quel povero paese riducendo a gran passi
ad una vasta solitudine, perché gli uomini, per sottrarsi da questi