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relazione di alvise donato 239

mali, lo abbandonano; e, benché le cose al presente terminassero con la quiete, si durerá gran fatica e vi vorrá lungo corso di tempo alla restaurazione.

Apporta gran splendore al Monferrato e non minor ornamento e dignitá al principe, che n’è patrone, la numerosa nobiltá dalla quale è abitato, fra essa annoverandovisi 122 famiglie di feudatari: testimonio evidente dell’illustrezza del sangue, della virtú, del valor e del merito di loro maggiori. Conservano e sostentano per il piú questi la dignitá del loro nascimento col possesso d’assai copiose facoltá, che in molti di essi ascendono dalli tre sino alli sei mille scudi di rendita. L’aver gli stessi goduta una troppo lunga e languida pace, non mai provocati o risvegliati d’alcun benché minimo disturbo (cosa veramente, a chi ben l’intende, piú gioconda che sicura), li ha resi nella felicitá d’essa negligenti; in maniera che, non avendo per ancora saputo trovar il modo d’armarsi e d’addatarsi alle fazioni militari, non ha potuto il signor duca ricever da loro quel commodo e quell’aiuto, che ragionevolmente si doveva in simil occorrenza aspettare. La gente minuta, non maliziosa né molto accorta, non feroce né vile, apprenderebbe forse facilmente il mestiero dell’armi e riuscirebbe assai bellicosa, specialmente in quella parte che oltre il Tanaro s’estende all’Apennino, quando fusse essercitata e ben disciplinata. Il che, nell’infingardagine dell’ozio passato, pare essersi assai trascurato da chi ne ha avuta cura dal principe, che n’aveva pavidamente descritti ed armati alla summa di 20.000, i quali si sono provati poco fruttuosi per mancamento d’essercizio, ch’è quello senza dubio che dá agli uomini l’arte militare, dalla qual ne provengono poi la sicurezza, il commodo e l’onore e per il principe e per i soldati. Si che, mancando a quei dell’ordinanze del Monferrato l’essercizio e per consequenza l’arte, non è meraviglia che sia riuscito al signor duca di Savoia di far quel strazio del loro paese che si sa ed il spogliarne, oltre il resto, dell’armi forse 14.000, che, asportate da lui a commodo proprio, gli han poi servito a gravissimo pregiudizio e danno del signor duca di Mantova.