Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. I, 1912 – BEIC 1904739.djvu/249

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relazione di alvise donato 243

e di contaminar, e al presente e per il passato, tant’altri, trovò quell’onorato e degno cavalliere cosí costante e risoluto nella fede verso il suo principe, che, non che altro, ma né meno volse udir né admetter al suo cospetto il fratello, imaginandosi la cagione della sua venuta, protestando esser piú tosto pronto a morire che a commettere atto indegno: successo che in un medesimo tempo averá diversamente segnalati e resi famosi ambi questi fratelli, uno per fede, l’altro per perfidia. Ma Tessersi tentato invano il conte di Ri vara, che rivelò il pensiero del signor duca di Savoia, non per ciò ritirò lui dal proseguir nella destinata impresa: anzi che, fermo nell’ostinazione di sempre travagliar altri, solita chiamarsi da lui «grandezza d’animo», andò sempre tanto piú ansiosamente tirandosi avanti col mezo di diversi trattati, che nel medesimo tempo secretamente maneggiava in tutti gli altri luochi guardati del Monferrato; alcuni de’ quali ebbero poi anco effetto, per quello che si disse e per quello che si è potuto cavar da ragionevoli indizi e d’assai fondate congetture. Gli riusci ben certamente vana la speranza, che aveva conceputa, di sollevar e di mover a rivolta i monferrini col mezo de’ ribelli che erano appresso di lui e col mezo d’altri ancora, giá di lunga mano secretamente corrotti e contaminati, da’ quali gli era stato persuaso potersi facilmente indur quei popoli per leggerezza e per mobilitá d’animo a desiderio di novo imperio e di novo dominio. Ma ne avvenne tutto il contrario, perché il mal trattamento che s’usa apunto dal medemo signor duca di Savoia a’ suoi sudditi, Tesser il Stato suo avanti gli occhi a’ monferrini, che lo vedono, con continua vicissitudine di mali per sola colpa del principe,quando afflitto da guerre, quando oppresso d’estraordinarie gravezze e finalmente travagliato sempre da novi infortuni, li ha sopra ogni altra cosa contenuti in officio, li ha indubitamente resi piú fermi nella divozione verso il proprio e natural patrone, conosciuto da loro di natura quieto, d’animo moderato, benigno e giusto. Ma, se non ottenne il signor duca di Savoia di aver la cittadella di Casale per trattato, se non gli andò fatto di tirar i popoli a sua divozione, gli riusci però certamente, con l’uso di quei vari artifici co’