Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. I, 1912 – BEIC 1904739.djvu/263

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relazione di alvise donato 257

quello che capita nell’insaziabilitá delle loro menti, si che con l’insolenza delle pretensioni e delle dimande facilmente confonderebbero il giudizio di quel principe, quando dalla sua maturitá, destrezza e prudenza non vi fosse riparato.

Credesi che il signor duca non abborisca il matrimonio con la cognata, poiché di essa non sente parlar mal volentieri. Si sa ben certo all’incontro che quella principessa ardentemente lo desidera e che con ogni possibil mezo lo procura: non si sa ben s’inamorata del marito o pur del matrimonio. So ben io questo di certo che, per quanto dalle sue azioni si comprende, d’animo piú a lui che al padre inclinata e per avventura conforme, bramosa di provar la seconda volta nella medesima casa la speranza ed il voto di moglie, non solo ha scritto arditamente in Spagna al zio, riprovando con efficacia quello che con aperto mendacio gli era stato rappresentato dal padre de’ mali trattamenti usatisi a lei dal signor duca cardinale, doppo la morte del duca Francesco, suo marito; ma che, otto giorni avanti la mossa d’arme, averti ella con sue lettere date in Vercelli il signor Carlo Rossi ad aversi ben cura, perché suo padre s’apparecchiava e doveva senz’altro invader il Monferrato. E quest’è cosa d’indubitata veritá. Il che vogliono esser avvenuto, perché, trovandosi allora il vescovo di Diocesarea, confidentissimo suo, appresso il signor duca di Savoia e affatticandosi egli apunto per l’acconzamento di questo negozio delle nozze, ella, quanto piú vicina a poterle sperare tanto piú timorosa che da simil accidente d’ostilitá potessero esser disturbate, e insieme tanto piú pronta a favorir il desiato sposo, volse in ogni modo procurar di divertirne l’impedimento. Il che, se ben non gli è riuscito, non però punto smarritasi d’animo, attende tuttavia ad aiutarsi, tenendo in ogni luogo, dove bisogna, vive le prattiche del negozio, e avendo particolarmente a Mantova persone che di continuo si trovano all’orecchie del signor duca e che con perpetue persuasioni procurano d’indurlo a maggiormente inclinarvi e finalmente ad assentirvi ancora, per metter, com’essi dicono, fine ai travagli, rinnovando col mezo di donna di segnalata feconditá il stretto e santo vincolo del sangue.