Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. I, 1912 – BEIC 1904739.djvu/271

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relazione di alvise donato 265

al servizio militare. Le compagnie di cavalleria di Sua Maestá sono di 100 uomini per ognuna, e si compartono in 50 armati di corrazza, 25 con lancia, ma assai leggiera, vestiti di petto, schiena, cossali e celiata: gli altri 25 portano l’arcobugio lungo alla bandoliera; nome e modo novo, ritrovato ultimamente in Fiandra.

La soldatesca del signor duca di Mantova è, per dir il vero, specialmente la fanteria, tale quale per l’ordinario suol al presente esser la gente italiana di pressidio, cioè colleticia, con poco stimolo d’onore, non molto ubidiente a’ capitani, pronta a fugir dopo aversi buscata la paga, di niuna esperienza nell’arte militare, paurosa nell’avversitá, insolente nelle prosperitá, e però da non farne gran fondamento, massime se s’avesse a valersene in campagna. La cavalleria è assai migliore, regolata apunto nell’armare e in altra cosa conforme a quella del re. A’ soldati che sono trattenuti dal signor duca le vivande servono per stipendio, dandosi a ciascuno di loro ogni giorno trent’once di pane e due misure di vino, computato loro a prezio ragionevole; nell’ultimo poi del mese, fattisi i conti, si esborsa ad ogni soldato in contanti quello ch’avanza. Agli ufficiali si dá tutto il pagamento in danari.

Nelle genti pagate da Vostra Serenitá v’è stato qualche disordine, in che non so se si continui ancora: prima perché, tardandosi a mandar il danaro da Mantova per volersi dal signor suo residente veder anticipatamente i rolli, sono i soldati talora stati due e tre mesi senza aver le loro paghe, con sommo patimento e con poca riputazione; poi, avend’io rassignate le compagnie con qualche diligenza e con l’aver tenuta nota particolare del numero d’ognuna di esse, cosí di cavalleria come di fanteria, arrivato nel mio ritorno a Mantova ed incontrata questa con i rolli, ho ritrovato esservi non poca differenza: il che nasce senza dubio dalle fraude de’ ministri; e però ogni regola, che si metterá a questo affare, sará di gran servizio a Vostra Serenitá e di non minore al signor duca. Il qual dissimula molte cose, convenendogli cosí fare per termine di prudenza, ritrovandosi nel stato ch’egli è e temendo ragionevolmente ch’il disgusto