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potesse. Nella fine: che Vostra Serenitá li faria singoiar grazia di compiacerlo di due cose: la prima di darli Ieronimo da Fermo, dicendomi a questo passo: — S’io credessi che questo tale avesse, non dirò fatto, ma immaginato di far cosa alcuna contra quell’illustrissimo Stato, non solamente noi domanderei ma saria con quelli che volessero severamente punirlo. Ma credendo ch’ella sia stata piú tosto suspizione che colpa, il che mi fa molto piú certamente credere il vedere che tanto tempo fa non è stato fatto di lui altro, supplicate quell’illustrissima Signoria in nome mio che, essendo la cosa di poca importanza e forse vana, come io credo, che siano contenti di donarmelo, che io, per esser stati li suoi antichi servitori e amorevoli di casa nostra, le riputarò singoiar grazia. — Vostra Serenitá, che sa particolarmente le opposizioni di questo tale, può anco conoscere se è degno di questa grazia; io non doveva né poteva mancar di dirlo. La seconda cosa fu che Vostra Serenitá fosse contenta che cosí potessero venire in questa cittá li panni mantovani come vengono i vicentini e i veronesi; — I quali due luoghi si servono delle lane della nostra cittá e si portano con noi ingratamente, avendoci fatti privar a sua instanza di poter condur panni ancor noi, il che saria con beneficio de’ vostri dazi, con avvantaggio ed utilitá di chi comprasse, oltra che questa concorrenza faria far migliori robe che non si fanno. — Io risposi a questa sua orazione, che fu piú d’un’ora continua, quel che mi parve che meglio si convenisse alla gravitá e dignitá della Serenitá Vostra, affermandogli sempre però che questa eccellentissima republica non mancaria mai in tutte le cose ch’ella potesse e che per le sue leggi le fosse concesso, per far piacere a Sua Signoria reverendissima, dalla quale conosceva esser tanto amata.

Resta che io supplichi questo senato eccellentissimo che, se io avessi mancato in alcuna parte di questa picciola legazione mia, che è però maggior assai di quello che mi si conviene, accettino il buon animo mio, il quale se li dimostrará sempre con quelle offerte che portaranno le picciole forze mie.

Del secretano reputava superfluo dirne, riportandomi a quello