Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. II, 1913 – BEIC 1905390.djvu/54

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senza danari e senza essercito e con tanta presteza esser ritornato in Italia. Deila persona di Sua Maestá non dico altro, perché l’è quasi nota a tutti, essendo sta’ diverse fiate referito di ella e veduta da molti; ma panni che ’l si possa dir che, si come di persona è ornatissima e ben composita, cosí da natura sia sta’benissimo dotata di bontá e d’integritá e religione, si che da Sua Maestá si poi sperare che abbia a procedere ogni bene con conservazione della pace e confederazione. La causa della presta ritornata è stata di due maniere: la prima il scorrer de la spesa estrema dell’essercito, la qual Sua Maestá supportava gravemente; la seconda, perché il Palatino non avea commissione di passar piú avanti, ritornando adriedo l’essercito del signor Turco. Le genti di Sua Maestá in Ungaria, come affermò il Ghelino, secretario di Sua Eccellenzia, ed ebbi di bocca sua, erano fanti 15.000 dello imperio, di Ungaria numero 8000, italiani numero 20.000, qual invero non averiano fatto difesa, se per voluntá del signor Dio li elementi non fosseno sta’ contrari alle forcie turchesche. In Bologna, per il mio potere, significai a Vostra Serenitá quanto di giorno in giorno mi perveniva a notizia, si di cose occorevano come delle trattazioni, con le particularitá che mi fu possibile, e massime li propositi ed intenzione di principi, acciò Vostra Serenitá, accomodando il tutto alle considerazioni, potesse far quelle deliberazioni che gli fosseno parse piú utili al Stato suo. E, benché in principio generalmente tutti dannasseno la risposta sua in proposito della defensione di Genoa, tutti poi la laudarono, come quella che sustentava la libertá di Italia lei sola; perché se ne avidero dapoi, che non solamente le trattazioni tendevano alla assicurazione di Italia, ma alquanto piú oltra.

E, perché è sta’ fatta menzione di Genoa, fu detto nella determinazione sua che a Genoa non si poteva venir di Franza, salvo quasi per il Stato di Milano. E sopra questo scrissi alla Serenitá Vostra che la Eccellenzia del duca mi avea ditto che potea venir a Genoa senza passar per il suo Stato, promettendomi di mostrarmi il dissegno, e che però quella determinazione