Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. II, 1913 – BEIC 1905390.djvu/55

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non potea esser di satisfazione di Cesare, non essendo in fatto vera. Li resposi che la lettera si defendeva, perché la era con condizione che satisfaceva, come li scrissi. E, volendo veder questa veritá, mai mi fu mostrato il dissegno; né al presente ho bisogno, perché, cavalcando, ho veduto che, si per la via di Seravalle, che è strada da muli solamente, come per la via de’ Gavi, non si poi andar a Genoa senza passar e toccar il Stato, parlando di campo ordinario: si che la determinazione è in fatto vera, né ha opposizione alcuna, come sono sta’ tutte le determinazioni, quali sono sta’ piú presto causate dal Spirito sancto che da umani ingegni. E cosí non possono dir’ li altri Stati, quali con li scritti sui hano voluto consentir alle voglie di chi maneggiava a quel tempo, e con li cori non si sono vergognati dir che le aborivano e che erano sforciati, e che non sono sta’ colligati, ma sforciati ed alligati ad uno capitanio; si che restano malissimo contenti, e massime che, concludendosi e devenendosi alle sottoscrizione, hano convenuto sottoscriver a molte cose che avanti non aveano intese. Dicevano praeterea che questa nova liga era gloria di Franza piú presto che securitá di Italia, e aria piú presto a debilitar Italia che securarla, perché, venendo potenti francesi, cessariano immediate le contribuzioni: e per la mala contentezza desiderano la venuta sua.

Il signor duca a Bologna si ha portato modestamente e sempre per la veritá con il papa: per le noze non potè negar che Sua Santitá avesse ragione, come è ditto de sopra. Del duca di Ferrara, circa quelle differenzie, diceva liberamente che ’I duca avea ragione. Delle cose di Vostra Serenitá e richieste fatte sempre di ordine di Cesare, el diceva il tutto, e mi faceva scriver in conformitá, avendo però molte fiate disuaso alli sui conseglieri quelle richieste, dicendoli del governo di questo Stato. E di ciò son sta’ fatto certo per diverse vie. Della corte del pontefice non dico cosa alcuna, né delli reverendissimi cardinali che si ritrovorono a Bologna, che erano 20 con li dui francesi Agramonte e Tornono, dalli quali fui benissimo visto ed accettato e fattami la communicazione di