Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. II, 1913 – BEIC 1905390.djvu/58

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artellaria e di qual sorte; quello che si dovea far a Viena circa la fortificazione, per esser cittá tonda, dicendo che l’era necessario quella fortificazione, acciò turchi espendesseno il tempo li, accioché con il tempo Sua Maestá vincesse, né ad altro donava la vittoria che mediante il tempo. Apresso essortava la fortificazione delle terre verso la Stiria e Carinzia, perché potria esser che turchi, vedendo le preparazioni di Cesare, si rivoltasseno verso il Friuli. Aggionge qual frutto dá alla guerra la natura ispana e la italiana, e qual essercito sia il suo e dove valeno, ed il rimedio alla cavallaria turchesca, che è assai multiplicata. A Italia dá li rimedi rispetto il re cristianissimo, e ricorda li 7000 lancechnech, ricorda le fortificazioni di Sicilia e Regno, e dice le condizione delli lochi e nazione, come per lo essemplo di esse lettere si vede; che è cosa degna di esser letta, per esser instruzione universale di molte cose e particulare. II reverendo Caraciolo è molto servitor di questo Stato, e, servando la servitú sua con Cesare, non è cosa che Sua Signoria non facesse per questo Stato.

Queste sono quelle cose che mi sono parse degne di esser representate a Vostra Celsitudine. Avendo io satisfatto a Vostra Serenitá, reputo aver avuto la gloria a questo mondo che poi aver uno picciol cittadin di questa republica: essendo altramente, è da dar la causa alla natura, che non mi ha concesso piú forcie. Ma cosa certa è che sempre è stato in me ottimo volere, iuxta le forcie mie, col qual ho dato opera di servir a questo Stato meglio che ho possuto, al qual umilmente mi recomando. Alli 17 ottobre 1533, mi partii da Milano e veni a Bressa di ordine di Vostra Celsitudine, di dove mi conferii a Pontevico, nel qual loco, insieme col magnifico delegato ducale, furono udite quelle differenzie e reduta la cosa davanti la Serenitá Vostra. Non possendosi piú oltra proceder, né dovendosi, Vostra Serenitá mi diede licenzia; ed accioché di questa causa si possi aver alcuna parte, che invero nararla tutta seria impossibile, rispetto la longa scrittura, la difficultá vechia ed antiqua, e per schivar il tedio che occoreria, dirò quelle cose che mi soccoreno.