Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. II, 1913 – BEIC 1905390.djvu/67

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dissegno della fortificazione di Milano. Delle genti d’arme è commissario il capitano Giovan Battista Oliva, mantoano; dei cavalli leggieri il capitano Giovan Battista Romano. Il commissario generale del campo è il signor Sigismondo Fangino, mantoano; e questo vien da tutti, dopo la persona del signor don Ferrante, estimato e reverito sopra ciascun altro, perché Soa Eccellenzia il tutto conferisse con lui, anzi, per dir meglio, rimette ogni cosa al Fangino, e gli crede tanto, ch’in fine non fa piú né meno di quello che da esso li vien ricordato.

Don Fedro Gonzales di Mendoza, marchese della Val Siciliana, uomo dell’etá e qualitá ch’io scrissi a Vostra Celsitudine, cioè d’anni circa 60, malanconico e mal complessionato, non ha finora alcun grado o titolo nell’esercito, ma solamente intraviene nel Consiglio della guerra. Esso don Pedro, ch’era castellano a Napoli l’estate passata, quando il predetto signor don Ferrante stava in Milano nel letto gravemente indisposto di febre, ebbe ordine da Cesare di condursi in Piemonte per governo del campo, fino che si vedesse l’esito della malattia di Soa Eccellenzia; e questo perché don Francesco d’Este, ch’era suo luogotenente, per non esser obedito da spagnoli, avea refutato quel carico. Occorse mò che ’l signor don Ferrante, reavutosi fra pochi giorni, ritornò in Piemonte prima che don Pedro comparesse a quelle bande, si ch’essendo cessata la causa della venuta soa, egli è rimaso, come ho detto, senza alcuna auttoritá e sta tuttavia espettando quello che gli sará imposto dall’imperatore. È il signor don Ferrante d’etá di circa 48 anni, patisce giá qualch’anno una siatica in una gamba, che spesse fiate gli dá travaglio; ina la complessione soa è forte e gagliarda, e perciò Soa Eccellenzia è pazientissima della fatica e molto vigilante. Non ha fama di principe liberale, come avea il quondam signor marchese Del Guasto, anzi d’esser ristretto nel spender e molto avido al guadagno; il che s’attribuisce ai molti figliuoli c’ha della signora Isabella principessa di Molfetta, sua consorte: cioè una fetnina nominata Ippolita, ora vedova, che fu moglie del quondam signor Fabricio Colona, la qual ha bisogno d’un altro marito, perché non passa l’etá di 19 fino 20 anni; e sei figliuoli maschi,