Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. II, 1913 – BEIC 1905390.djvu/74

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Credono spagnoli che pochi e forse niun principe cristiano sia per adesso per muovere guerra al suo re, ina particolarmente nissuno di quei d’Italia: cosi, quando il suo re si movesse contro alcuno di loro, questo fosse per servirsi dell’aiuto ed intelligenzia con gli Stati di queste nuove religioni; ed a questo si movano e per l’essempio delli re cristianissimi, che chiamarono li turchi in suo aiuto e si servirono de’ principi luterani, e per una opinione divulgata da Paolo IV, che fosse lecito per sua difesa ricorrer all’aiuto de’ principi infedeli, ad essempio de’ Macabei, al tempo della legge scritta, che si congionsero con romani.

Non parlano gli spagnoli dello stato in che si trovano i paesi del suo re per conto della religione; perché, se ne parlassero, scopririano una gran piaga, essendo la Fiandra del tutto guasta ed aliena dalla fede cattolica, la Spagna grandemente infetta, e nel regno di Napoli e nello Stato di Milano essendovi di molti eretici. Di piú si aggiunge il sospetto che si tiene ora in Milano, e per cause gravi che prima che ora si sono intese e per nuovi accidenti che sono occorsi, che il re de’ romani abbia di giá cominciato a pensare alle cose d’Italia e particolarmente allo Stato di Milano. Il quale sospetto, quando fosse ben fondato, sarebbe cosa di grandissimo momento; perché, se bene le forze del re di Spagna sono grandi in Italia, essendo Sua Maestá patrona e di Napoli e di Milano ed avendo modo non difficile da mandarvi soccorso di Spagna, nondimeno queste cose a’ tempi passati non sono state bastanti a difendere il Stato di Milano senza le genti di Germania. Ed è ferma conclusione di quei che sanno le cose passate che, se Carlo V non avesse avuta buona intelligenzia con Ferdinando suo fratello (il quale non pure gli permesse levare sempre genti dalli suoi Stati, ma gliene mandò ancora in Italia a sue spese, come furono quelle che si trovòrno alla presa del re dí Francia), Carlo non ar erebbe potuto sostenere le grandi cariche che in diversi tempi ha avute in Italia. Ora raò, se Massimiliano non desse al re di Spagna simile commoditá, ma per il contrario li diventasse nimico, non è dubbio che non mettesse le cose di Sua Maestá cattolica in gran travaglio.