Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. II, 1913 – BEIC 1905390.djvu/76

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commandamento nello Stato di Milano sono grandemente perseguitati gli eretici; e novamente ha commandato Sua Maestá che tutti li fuggitivi delle altre parti d’Italia per la religione non siano tollerati nel detto Stato, per provedere che non infettino gli altri. Ma di piú pare che Sua Maestá ai presente dissegni d’introdurvi la Inquisizione nel modo di Spagna, mossa non tanto dal zelo delle cose della religione, quanto da molti sospetti in che sono entrati gli spagnoli del suo Consiglio, a suggestione di quelli che sono in Milano, circa la devozione verso lei de’ sudditi di quello Stato, credendo gli spagnoli che nissuna cosa possa maggiormente tenere in freno li suoi vassalli che la severitá di quel officio. La quale essendo grandemente abborrita da’ milanesi, per il sospetto che hanno che con questa via abbiano ad esser spogliati di tutti i loro beni, si fa giudizio che abbiano a rendersi molto difficili in accettarla.

La seconda cosa è la giustizia. Questa, dividendosi in due parti, cioè commutativa e distributiva, è da sapere che, se bene la commutativa non procede con quei veri termini che doverebbe, non sono altri in colpa che i propri ministri, che per lo piú sono milanesi, ma ogniuno è capace che questa Sua Maestá desidera grandemente che sia debitamente amministrata; né manca Sua Maestá di favorire i buoni e castigare i mali ministri, quando gliene viene fatta conscienza e riporto. Quanto alla distributiva, Sua Maestá ha lasciato in piedi tutte le dignitá ed offici che tenevano i duchi passati e che vi ha mantenuto il padre. È il vero che, come suole occorrere nelle cose grandi e da per tutto, essendo questi offici distribuiti parte da lei e parte da’ governatori, prevagliono bene spesso li favori ai meriti, e da un tempo in qua è anche alcuna volta prevalsa la nazione, avendo Sua Maestá dati dei gradi principali di quello Stato a’ spagnoli; ma niuno finora può dire che la intenzione del re non sia di conferirli nelli migliori, senza distinguere, anzi con preferir sempre quelli dello Stato alle altre nazioni che la obbediscono. Nella materia delle gravezze, la quale anche si può mettere sotto a questo nome di «giustizia distributiva», si dirá quel poco che è necessario del molto che si averebbe a dire.