Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. II, 1913 – BEIC 1905390.djvu/78

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state replicate troppo spesso, onde è avvenuta la rovina di molti. A che s’aggiunge la troppo severitá nel riscuoterle, usata da quelli che hanno accostumato di comprarle, che‘per lo piú sono stati sempre genovesi, gente avara ed odiata da’ milanesi tanto, che non si potrebbe esprimere.

Le forze, con le quali il re mantiene e custodisce lo Stato di Milano in tempo di pace sono: 3000 fanti spagnoli, quali sono distribuiti verso il Piemonte, cioè ad Asti, Santiá, Alessandria, Valenzia; e questi sono oltre quelli che stanno nelle castella, quali mai non si muovono, che ponno essere da 1000 in nome, ma assai manco in fatti. Milano, che è fortificato, Pavia, Cremona, che sono ancora loro forti, non hanno tanta guardia che basti per serrare ed aprire le porte. Vi è poi la cavallaria, cioè 600 uomini d’arme, 300 ordinari dello Stato e d’intorno, altretanti di quelli che giá si chiamarono dal Regno, e 500 cavalli leggieri. Questa tutta cavallaria è assai male all’ordine, essendo piena di paghe morte, che non sono soldati e non hanno cavalli. Ma quelli che sono in essere con i suoi cavalli e soldati alloggiano nelli villaggi, e sarebbe facilissimo a metterli insieme, quando fossero pagati a suoi tempi e non si trovassero sempre con grossi debiti. Tuttavia è opinione che per una fazione, che occorresse per qualche accidente, almeno la metá del predetto numero si potrebbe far cavalcare presto ed in ogni luogo. Oltre queste forze, cosí a piedi come a cavallo, si ponno facilmente fare nello stesso Stato da 5 in 6000 fanti buonissimi ed essercitatissimi, ed intorno ad altretanti di tal sorte, che, mescolati con questi, farebbe un corpo di buona gente; e, quando il re avesse a fare con gente oltramontana, non è dubbio alcuno che dalli Stati vicini non ne cavasse gran numero, dando danari. Il modo che riceve il re da questo Stato, per mantenerlo nella pace e difenderlo nella guerra, si può conoscere dalle entrate ordinarie e dalle estraordinarie che ne può cavare. Le ordinarie sono ducati 300.000, che si cavano da’ dazi e gabelle antiche, e questo si chiama in Milano l’«ordinario vecchio». Vi è poi l’ordinario nuovo, imposto da Carlo V, che si chiama il «mensuale», perché è pagato dallo Stato a 25.000 ducati il mese.