Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. II, 1913 – BEIC 1905390.djvu/82

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sono malissimo pagati, si che vivono mal all’ordine, sempre creditori e poco contenti. Il soldo nondimeno assignato da Sua Maestá per la detta fantaria spagnola importa scudi 147.600 l’anno.

La cavallaria leggiera, che tiene Sua Maestá nel detto Stato è di 655 celade, divise in 8 compagnie, cioè due che servono per guardia della persona dell’eccellentissimo signor governator, di 50 celade per compagnia, l’una di lanze e l’altra d’archibuggieri; una compagnia del signor conte di San Segondo, di 100 celade; don Cesare D’Avalos, 85; il signor Ercole Gonzaga, 100; una pur di 100, che vaca per la morte del signor Giovanni Battista Reina; don Giovanni Vellas, di 85; e don Cristoforo di Guevara, parimente di 85. Fanno queste compagnie residenzia nel detto Stato separatamente, e sono distribuite e cambiate da loco, conforme agli ordini di Sua Maestá opure dell’eccellentissimo signor governator. Il generalato di questa cavallaria, il qual vaca giá 4 anni per la morte del signor Ottavio Gonzaga, ha di «piatto» scudi 500 al mese. Li capitani delle compagnie di detta cavallaria sono pagati di questa maniera: cioè il signor conte di San Segondo ha 100 scudi al mese di paga, scudi 8 di tassa e 4 per l’alloggiamento; il signor don Cesare d’Avalos ha l’istesso, e parimente il signor Ercole Gonzaga; gli altri capitani veramente non hanno piú che 40 scudi al mese di paga ed 8 di tassa; li luogotenenti hanno di paga scudi 20 al mese e 3 per l’alloggiamento; gli alfieri 15 scudi e a ciascun soldato scudi 7 e mezo e uno per l’alloggiamento, intendendosi però a scudi di Camera. Onde la spesa tutta ascende a scudi 60.756, se però fussero pagati li capitani e li soldati, i quali si lamentano assai, perché molti si ritrovano a piedi, fuorché quelli della compagnia del signor da San Segondo, il quale col valore e col proprio danaro la tiene intiera e la conserva ben a cavallo. Provide Sua Maestá sin l’anno passato di generale a questa cavallaria, dichiarando la persona del signor conte di Fuentes, al quale mandò la patente, mentre era in Turino ambasciatore della Maestá Sua a quella serenissima infante. Prese il conte casa in Milano e se n’andò