Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. II, 1913 – BEIC 1905390.djvu/83

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alla corte, con pensiero d’accommodar le cose sue famigliari e poi ritornarsene in Italia al detto suo carico verso la primavera passata; ma non è per ancora venuto, e al mio partir di Milano si diceva che Sua Signoria illustrissima era in dubbio di accettar il detto carico.

Gli uomini d’arme, che tiene Sua Maestá in esso Stato, sono 424, sotto 11 compagnie, cioè: del serenissimo signor duca di Savoia, di 100; l’illustrissimo signor duca di Sora, ch’è generale d’essa cavallaria, di 26; il marchese del Vasto, di 41; don Ferrante Gonzaga, di 41; don Fernando di Toledo, di 26; il signor Prospero Colonna, di 31; una di 50, del marchese di Cassan; una di 26, ch’è senza capo per la morte del conte Manfredo Torniello; un’altra pur di 26, parimente senza capo per la morte del giá marchese di Castiglion; e la undecima medesimamente di 26, del conte Camillo di Nuvollara. Il capitan generale di queste genti d’arme ha di «piatto» scudi 6.000 l’anno; ed il commissario generale 300; li capitani delle compagnie di dette genti d’arme hanno 40 scudi al mese di paga per uno e 4 di tasse; li lor luogotenenti hanno scudi 20 pur ogni mese e 4 di tasse; gli alfieri 15 scudi e 2 di tasse; e l’uomo d’arme ha di provisione ogni mese scudi 12 e 2 reali, cioè scudi 7 di paga e 4 di tasse e 12 reali per gli alloggiamenti, intendendosi parimente questi a scudi di Camera. Per le tasse e per gli alloggiamenti sono pagati, benché con qualche stento; ma non cosí per le paghe, delle quali erano 4 anni fa creditori per 9 anni interi. E con l’occasione della mostra generale, che si fece in detto tempo in Milano, gli fu dato 100 scudi per uno a fine che potessero mettersi a cavallo per il detto effetto, essendo che erano la maggior parte a piedi; ma, dopo fatta la detta mostra, fu dichiarato da Sua Eccellenzia che li detti 100 scudi s’intendessero per resto e saldo di tutto il predetto lor credito di 9 anni. E fu introdotto per ordine della Maestá del re che da allora in poi dovessero esser pagati di tre in tre mesi corsi; il che si principiò ben a fare, ma non s’osserva di quel modo che li soldati vorriano e che lor fu promesso, scusandosi Sua Eccellenzia di non aver danari per tal effetto.