Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. II, 1913 – BEIC 1905390.djvu/92

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provincia. Cosí per lungo corso, cambiate dai re di Spagna le antiche massime delli passati e dato credito alle passioni de’ ministri, si è, con sommo dispendio della corona, con divisione delle forze, con lo smembrare gli aiuti alla Fiandra, con profonder oro in Alemagna, incontrato piú tosto il pericolo del dominio, l’azzardo della riputazione, l’irritamento dei maggiori potentati che guadagnato ampliazione alcuna in Italia. Anzi, come io ho potuto con certezza informarmi, il ducato di Milano, giá floridissimo per il pieno degli uomini, per la morbidezza della campagna, per l’affluenza delle ricchezze e delle mercanzie, reso ora angustiato, manda continui clamori ed è nelle ultime calamitá e disperazione condotto. Quei sconsolatissimi cittadini, nella continua ed amorevole gara di uffizi e visite ricevute nella mia casa, mi han confidato che i mediocri non hanno di che vivere, perché i soldati il tutto estinguono; che i facoltosi rimangono a gran giunta con il terzo delle entrate loro; che i poveri se ne morono di fame e disagio; che Milano, giá cittá capitale di 300.000 abitanti, non conta apena 80.000; ch’il lusso e le pompe sono trasformate in miserie; concludendo infine di cambiar fortuna ed una somma inclinazione e devozione al nome della republica. A che io con cortesia circospetta e sobria sono andato corrispondendo.

A popoli tanto afflitti, a disposizione d’animi cosí titubanti è riuscita d’un apparente contento la venuta dell’infante, unico fratello del re e raggio cosí risplendente e vicino della corona. Speranze grandi di sollievo si concepirono, credendosi ch’abbia a fermare in Italia, benché destinato con le voci in Fiandra, come che necessario sia, per tutti gli accidenti, aver uno della casa reale che possi meglio di qualunque ministro sostener l’agitazioni dell’armi e del negozio, esser ben veduto dai sudditi e cavare con piú dolce ed autorevole mano i sussidi opportuni. Aggiungasi il rispetto delle cose di Roma, perché in vacanza di pontificato potesse egli arrivare da vicino e, rilevando il debole partito spagnolo, far riuscire un ben intenzionato papa. Oltre che, se Olivares per fini domestici ha voluto allontanarselo, dopo che la morte di Carlo secondogenito lo lasciò solo appresso