Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. II, 1913 – BEIC 1905390.djvu/97

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mia dimora. Piú volte Sua Altezza si scopri, fece immediatamente coprir me, corrispose con parole assai, e le abbondò anche in replica. M’invitò alla capella nella puntualitá del posto regio, fece apparar chiese, botteghe, strade ed onorar solennemente da gran salve d’artiglierie del castello. In Pavia commandò tutti gli onori della milizia, guardie numerose alla casa dove alloggiai e ch’io avessi a dar il nome alla piazza; si come, dopo molte modeste ripulse, soprafacendo l’instanze veementi e risolute, con dirmisi che la fortezza sarebbe restata quella notte senza custodia, convenni darlo. E la mattina ebbi visita dal marchese di Terracuso, principalissimo mastro di campo d’un «terzo» di napolitani, affermandomi ch’il tutto si era fatto per espresso commandamento di Sua Altezza. Un corriere mi sopraarrivo a tre giornate di camino con la lettera di risposta per Vostra Serenitá, che consegnar si poteva al residente o trasmettere di qua al conte Della Rocca; la quale, sentita poi in questo eccellentissimo senato, mi riusci cortese e decoratissima. Cosi, con somma estimazione del nome della serenissima republica, mi trovo, grazie a Dio, avere in una corte, resa oggidi emulatrice di quella di Spagna per la grandezza del prencipe, per le condizioni dei ministri, per l’arbitrio, per le forze dell’armi, superato assai l’espettazione e la titubanza, che da principio si concepí di questa legazione; la quale è riuscita carissima a spagnoli per le loro sinistre pendenze di fortuna, compiendo di presente lo star bene con Vostra Serenitá, che per confini, per prudenza, per merito gode, ad onta di male intenzionati, un gran peso di decoratissima estimazione. Cosí come l’ambasceria inviata a prencipe, che si ritrova in Italia, che deve passar in Fiandra, che manda ora essercito in Germania, e che in ognuna di queste provincie tiene tanta parte, sará stata non disgradevole ai fini della publica quiete, deludendo con l’arte e coltivando con la neutralitá quei buoni sensi, che, essercitati da’ maggiori, mi diedero tanto vantaggio al nome ed alli erari della republica.

Li ministri, dopo la persona di Feria, sono il cardinale Albernozzo, conte d’Ognate, marchese d’Este, marchese Gonzaga,