Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte II, 1916 – BEIC 1906568.djvu/29

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peggior intelligenzia di quella che è. E Sua Altezza ha detto a me che Sua Santitá è durissima e poco intelligente di go- verno di Stato, e che perciò non sa né vuole mai far piacere ad alcuno. Del che disse che poco se ne curava, conoscendo di non aver causa di temer li pontifici, si perché li confini, che ha con santa Chiesa, sono cosi chiari, che non può temer d’alcun disturbo, come perché, se essi pontifici sono boni, si promette facilmente ogni favore, procedendo lei sempre con ogni rispetto, e, se sono tristi, convengono stimarla per la vicinitá delli Stati, accioché, mal satisfatta, la non si unisca colli nemici suoi. Coll ’imperator vi è stata per il passato assai bona intelli- genzia, massime per il parentato che vi era. Però intendo che ora vi è entrato un poco di ruggine, specialmente dalla parte di Sua cesarea Maestá, forse per aver lei veduto, per quanto si ragiona, che della vita del prencipe, che mori li mesi pas- sati, Sua Altezza non abbia avuto quel pensiero che doveva. Con tutto ciò, per li segni estrinsici che si vedeno, par che vi sia bona volontá, e dimostra il granduca di confidar e pro- mettersi molto di Sua cesarea Maestá e cosi di tutti li serenis- simi suoi zii e fratelli. Col re cristianissimo non può Sua Altezza star peggio di quello che sta, per causa delli disfavori che reputa aver re- cevuti da quella corona nelli negozi di precedenzia, che aveva in quella corte con Savoia e con Ferrara, per risentimento de’ quali li levò giá l’ambasciator che li teneva residente; né ora ha altri in Francia che un secretario, non per resieder né per negozi publici, ma solamente per recuperar circa 40.000 scudi, che Sua Altezza deve avere per resto dell’imprestedo che fece giá ad essa corona, il qual secretario ha ordine, su- bito riscossi detti denari, di tornarsene a Fiorenza. E intendo da bon loco che, avendo il re cristianissimo fatto, non è molto tempo, certo novo disfavore al granduca, pur nel medesimo proposito della precedenzia sopradetta, Sua Altezza, alteratasene grandemente, ebbe a dire che non sapeva ciò che la tenesse che la non mandasse 500.000 scudi al duca di Alanson, che