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brava diventato tutt’altro; era indifferente a tutto, anzi un po’ inebetito, come quando girava fra la calca del veglione. I suoi occhi luccicavano come quelli di un pazzo; era la sola manifestazione di quello che dovea chiudersi in petto. Passando attraverso la ridda frenetica dei ballerini e delle maschere sorrideva in modo strano, e un momento si fermò a guardare come uno sfaccendato che si balocca colla sua spensieratezza. — Quella musica quell’allegria scapigliata e quell’uomo che guardava sorridendo, mi stringevano il cuore. Allorchè fummo in carrozza, m’accorsi che Enrico tremava come chi è colto dal ribrezzo della febbre. Volli dargli il mio paletò; lo rifiutò.
— Non occorre, mi disse; fa caldo.
— Hai la febbre!
— Lo so. Son parecchi mesi che l’ho tutte le sere.... Passerà,