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Pagina:Verga - Il marito di Elena.djvu/267

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allungavano nella queta oscurità del molo, ciangottante del sommesso mormorio del riflusso, nel formicolìo dei lumicini delle barche ancorate, sotto il cielo alto e stellato. Gli uomini si affollavano sui terrazzini spalancati, dietro le tende trasparenti, sotto la lumiera scintillavano le gemme. Una voce calda e potente cantava al piano la romanza in voga.

La padrona di casa, più bella di tutte nel suo pallore color d’ambra, sembrava volesse ecclissarsi nel fondo della poltrona, colla fronte sulla palma, il bel braccio ignudo dorato dai riflessi di tutta quella luce, quasi sotto il fascino di due occhi ardenti che la fissavano dal vano di un uscio, ostinati, provocatori nella loro insistenza, su di un viso pallido e capelluto che attirava l’attenzione nella severa uniformità di tutti quei vestiti d’etichetta.

— Fategli la carità di rivolgergli un’occhiata, a quel povero Fiandura.

Elena si strinse nelle spalle, e cercò di sorridere, poichè il duca Aragno non era di

Verga. Il marito di Elena. 17