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vagabondaggio. | 5 |
Va’ a pigliare dell’acqua fresca, piuttosto. Va’ a chiamare lo zio Carmine, che mi aiuti. — Accorse il ragazzo dell’osteria col fiato ai denti.
— O ch’è stato, compare Cosimo? — Niente, Misciu. Ho paura di aver la gamba rotta. Va’ a chiamare il tuo padrone piuttosto, che mi aiuti. —
Lo zio Carmine andava in bestia ogni volta che lo chiamavano: — Che c’è? Cos’è successo? Non mi lasciano stare un momento, santo diavolone! — Finalmente comparve sulla porta, sbadigliando, col cappuccio sino agli occhi. — Cos’è stato? Ora che volete? Lasciate fare a me, compare Cosimo. —
Il poveraccio lasciava fare, colla gamba ciondoloni, come se non fosse stata più roba sua. — Questa è roba della Gagliana, — conchiuse lo zio Carmine, posandolo di nuovo in terra adagio adagio. Allora compare Cosimo sbigottì, e si abbandonò sul ciglione, stralunato.
— Sta’ zitto, malannaggia! che gli fai la jettatura, a tuo padre! — esclamò lo zio Carmine,