Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/154

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Se fosse stato uomo da meravigliarsi di qualche cosa, lo sarebbe stato di non veder comparire il suo servo all’ora di andare a letto. Ma sapendo che il piroscafo di Yokohama non doveva lasciar Hong-Kong prima dell’indomani, non se ne preoccupò affatto. La domane, Gambalesta non accorse alla scampanellata del signor Fogg.

Ciò che pensò l’onorevole gentleman risapendo che il suo servo non era tornato all’albergo, nessuno avrebbe potuto dirlo. Il signor Fogg si contentò di pigliare il sacco, fece avvertire mistress Auda, e mandò a prendere un palanchino.

Erano allora le otto, e l’alta marea di cui il Carnatic doveva approfittare per uscire dal porto, era indicata per le nove e mezzo.

Allorchè il palanchino fu giunto alla porta dell’albergo, il signor Fogg e mistress Auda salirono in quel comodo veicolo, e i bagagli li seguirono sopra una carriola.

Da lì a mezz’ora, i viaggiatori scendevano sul molo d’imbarco, e colà il signor Fogg ebbe a sapere che il Carnatic era partito fin dal giorno prima.

Il signor Fogg, che credeva trovare, al tempo stesso, e il piroscafo e il suo servo, era ridotto a far a meno e dell’uno e dell’altro. Ma non un segno di rammarico apparve sul suo volto, ed a mistress Auda che lo guardava con inquietudine egli si contentò di rispondere:

«È un incidente, signora, nulla di più.»

In quella, un personaggio che l’osservava con attenzione gli si avvicinò. Era l’ispettore Fix, che lo salutò e gli disse:

«Non siete al par di me, o signore, uno dei passaggieri del Rangoon, giunto ieri?