Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/163

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andar in America, la cui vasta estensione gli assicurerebbe la impunità con la sicurezza. Il piano di Fogg gli sembrava il più semplice del mondo.

Invece d’imbarcarsi in Inghilterra per gli Stati Uniti, come un briccone volgare, quel Fogg aveva fatto il gran giro e traversato i tre quarti del globo, affine di portarsi più sicuramente sul continente americano, ove si papperebbe tranquillamente il milione della Banca, dopo aver fuorviato la polizia. Ma giunto che fosse sul territorio dell’Unione, che cosa farebbe Fix? Abbandonerebbe quell’uomo? No, cento volte no! e fintantochè egli non avesse ottenuto un atto d’estradizione, non se ne scosterebbe d’una suola. Era il suo dovere ed egli lo adempirebbe sino alla fine. Ad ogni modo una circostanza fortunata erasi verificata: Gambalesta non era più vicino al suo padrone, e principalmente dopo le confidenze di Fix, era importante che padrone e servo non si rivedessero mai.

Anco Phileas Fogg non poteva a meno di pensare al suo servo, scomparso tanto singolarmente.

Fatte tutte le riflessioni, non gli parve impossibile che, in seguito ad un malinteso, il poveraccio si fosse imbarcato sul Carnatic all’ultimo momento. Così la pensava anche mistress Auda, che deplorava profondamente la mancanza di quell’onesto servitore al quale ella doveva tanto. Poteva dunque darsi che si lo ritrovasse a Yokohama, e, se il Carnatic ve lo aveva trasportato, sarebbe facile saperlo.

Verso le dieci la brezza incominciò a rinfrescare. Forse sarebbe stato prudente prendere un terzaruolo; ma il pilota, dopo aver accuratamente osservato lo stato del cielo, lasciò la velatura tal quale era stabilita. D’altra parte, la Tankadera reggeva ammirabilmente