Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/211

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tà. Fix non si era cangiato in nulla, ma Gambalesta si manteneva invece in un’assoluta riserva, pronto al menomo sospetto a strangolare il suo antico amico.

Un’ora dopo la partenza del treno la neve cadde, — neve sottile, che non poteva, fortunatamente, ritardare il cammino del convoglio. Non si scorgeva altro dalle finestre che un’immensa tovaglia bianca, sulla quale, dipanando le sue volute, il vapore della locomotiva sembrava grigiastro.

Alle otto uno steward (cameriere) entrò nel vagone ed annunciò ai viaggiatori che l’ora di dormire era suonata. Quel vagone era uno sleeping-car1, che, in pochi minuti, fu trasformato in dormitorio; le spalliere dei sedili vennero ripiegate, dei guanciali accuratamente affardellati si srotolarono con un sistema ingegnoso, dei camerini furono improvvisati in pochi istanti, e ciascun viaggiatore ebbe in un baleno a sua disposizione un letto comodo, che fitte cortine difendevano da qualunque sguardo indiscreto. Le lenzuola erano bianche, i guanciali soffici. Non c’era che da coricarsi e dormire, — il che ognuno fece, come se si fosse trovato nel comodo camerino di un piroscafo, mentre che il treno correva a tutto vapore attraverso lo Stato di California.

In quella porzione del territorio che si estende tra San Francisco e Sacramento, il suolo è un po’ accidentato. Quella parte della ferrovia, sotto il nome di Central Pacific road, prese dapprima Sacramento per punto di partenza, e si avanzò verso l’est incontro all’altro tronco che partiva da Omaha. Da San Francisco alla capitale della California, la l

  1. Vagone da dormire.